martedì 23 febbraio 2016

Un “buon Antropocene”?

Da “Decline of the Empire”. Traduzione di MR (via Alexander Ač)

Di Dave Cohen

Ieri ho letto Cosa sta causando le epidemie fungine mortali nell'ecosistema mondiale? di Elizabeth Kolbert (Environment 360, 18 gennaio 2015). La parola “antropocene” non appare nel rapporto della Kolbert, ma è di questo che si occupa il rapporto. Considera le cause delle recenti epidemie fungine.

Eppure sorge la domanda: perché ora? Perché stiamo assistendo ad un numero crescente di malattie fungine della vita selvaggia? Gli esperti offrono due spiegazioni possibili, entrambe le quali potrebbero essere valide.
Ecco le due spiegazioni, leggete l'articolo della Kolbert per i dettagli.

La prima è l'aumento del commercio globale e dei viaggi globali. Fra il 1990 e il 2013, la portata in tonnellate trasportate via nave è più che raddoppiata, fino ad oltre 9 miliardi di tonnellate. Durante lo stesso periodo, i passeggeri dei voli aerei sono triplicati, fino a più di 3 trilioni di miglia percorsi dai passeggeri. Man mano che l'enorme volume del commercio globale e dei viaggi globali aumenta, allo stesso modo aumenta il numero delle opportunità di diffusione di patogeni di ogni specie. Siccome i funghi non hanno bisogno di un ospite per sopravvivere, potrebbero essere particolarmente adatti ai viaggi intercontinentali. E quando un patogeno viene liberato in un nuovo ambiente, i risultati possono essere spettacolarmente 
“Stiamo spostando più cose”, ha detto Jeffrey Lorch, un microbiologo del Centro Nazionale per la Salute della Vita Selvaggia del USGS (United States Geological Survey) di madison, in Wisconsin. E anche se ci potrebbe essere un po' più di regolamentazione rispetto a prima, non si può monitorare tutto accuratamente per assicurarsi che non ci sia dentro un patogeno, specialmente quando non sappiamo nemmeno che qualcosa è un patogeno. Quindi questo è un grande 
Il movimento di beni e persone ha quasi certamente giocato un ruolo in diversi scoppi di malattie fungine recenti... [casi documentati]

E la seconda ragione delle epidemie fungine?

E questo, a sua volta, indica un'altra possibile risposta alla domanda “perché ora”. Le malattie fungine tendono ad essere opportunistiche; negli esseri umani, di solito colpiscono coloro che hanno un sistema immunitario compromesso. Il cambiamento climatico, la perdita di habitat, l'inquinamento da metalli pesanti, la competizione da parte di specie invasive – sono solo alcune delle forze che potrebbero ridurre la resistenza degli animali. 
“Penso che sia molto probabile che l'habitat in generale sia degradato e quindi ci sono problemi più grandi con le malattie”, ha detto Tim James, un professore di ecologia e biologia evoluzionistica all'Università del Michigan e curatore associato dei funghi per l'erbario della stessa università. “E' tutto più stressato”. 
Fisher, dell'Imperial College, ha osservato che movimento e stress possono verificarsi insieme. Quando le persone trasportano animali in giro per il mondo, spesso gli animali soffrono. Se sono portatori di un qualche tipo di patogeno, quel patogeno è probabile che prosperi. Ciò significa che le specie importate sono atte a portare carichi di patogeni particolarmente pesanti.  
“C'è questo enorme commercio di animali domestici e questi animali sono malsani”, ha detto Fisher. “Quindi c'è questo meccanismo di movimento, ma ci sono anche ospiti più suscettibili ed amplificati”. Che la spiegazione sia più movimento o più stress, o – molto probabilmente – entrambi, lo schema, sfortunatamente, sembra probabile che vada avanti.  
“Man mano che un singolo corpo si indebolisce o si ammala a causa di ogni sorta di processo, è più probabile che si prenda una malattia infettiva”, ha osservato Allender dell'Università dell'Illinois di Urbana-Champaign. “Quindi la stessa cosa sta per accadere negli ecosistemi. I funghi sono molto efficienti e sono quelli che emergono. Ma penso che finché non cominciamo ad investire molta energia per gurdare dentro i nostri ecosistemi e valutare i componenti degli stessi, le possibilità che emergano malattie infettive continueranno ad aumentare”. [il saggio termina]

Entrambi fattori i che condizionano le epidemie fungine nella vita selvaggia – 1) spostiamo cose/esseri viventi che lo vogliano o no e 2) abbiamo degradato l'ambiente in generale – sono caratteristiche del mondo dominato dall'uomo (l'antropocene). In precedenza, non è mai successo in un periodo geologico che le specie potessero spostarsi su questo pianeta a destra e a manca senza limitazioni. Ora gli esseri umani stanno facendo gli spostamenti per i loro scopi e lo hanno fatto per secoli. Questo ha una lunga serie di effetti distruttivi, che la Kolbert documenta con una certa estensione.

Qui a DOTE, noi (io ed i miei lettori) abbiamo una visione negativa di sviluppi come questo. Coma ha tweettato una volta la Kolbert in risposta alla ricerca di un "buon" antropocene da parte di Andrew Revkin, [ci sono] 2 parole che probabilmente non dovrebbero essere usate in sequenza: “Buono” ed “antropocene”.

Eppure, in modo caratteristico, gli esseri umani continuano a cercare un “buon” antropocene. La Boston Review di recente ha ospitato un forum di discussione sul libro di Jedediah Purdy La Nuova Natura. (Seguite questi link per approfondire) Purdy cerca anche un “buon” Antropocene (democraticizzato), anche se lo fa in modo più riflessivo di quanto abbia fatto Revkin.

Mi è piaciuta questa parte della risposta di Anna Tsing all'argomento iniziale di Purdy. La sua risposta parla anche delle devastanti epidemie fungine che stanno avvenendo ora in tutto il mondo.

Molti commentatori continuano a riporre le loro speranze in più ingegneria, più capitalismo e più eccezionalismo umano – in altre parole, un “buon Antropocene”. I sostenitori più striduli del buon Antropocene – gli ecomodernisti – sostengono che l'attenzione per l'ecologia debba soddisfare esclusivamente i sogni umani di profitto e controllo. Si oppongono ad altre visioni ed obbiettivi come anti-moderni. Purdy porta nella discussione un occhio critico ed una visione più egualitaria del buon Antropocene, ma la sua proposta conserva il desiderio, improbabile da soddisfare, di vedere l'uomo moderno responsabile. E' tempo di battersi per un “Antropocene breve”, vale a dire ad adoperarsi per aggrapparsi ai grovigli interrazziali, internazionali ed interspecie che rendono le nostre vite, umane e non umane, possibili.  
Come ha consigliato Audre Lorde, “Gli strumenti del padrone non smantelleranno mai la casa del padrone”. Più piantagioni, per esempio, non risolveranno i problemi causati dalle piantagioni. Le piantagioni, infatti, sono elementi importanti e il commercio industriale delle piante ha fatto riprodurre e diffondere patogeni che minacciano anche quelle piante più felici di vivere con gli esseri umani. Consideriamo la malattia di nome morte improvvisa delle quercie, che sta distruggendo i boschi artificiali in California. E' causata da una muffa dell'acqua, una Fitoftora, che è stata introdotta ripetutamente, probabilmente attraverso il commercio industriale florovivaistico. La produzione industriale florovivaistica ha diffuso la malattia ed ha aumentato la sua virulenza attraverso l'ibridazione di ceppi un tempo isolati. Come avverte il botanico Oliver Rackham: “Le catastrofi non sono necessariamente anormali... E' il ritmo delle catastrofi – una ogni qualche anno al posto di una per millennio – che importa”. E continua, “Globalizzare la piantagione di alberi tende inevitabilmente a globalizzare le malattie degli alberi”.  
Rackham offre un programma chiaro per fermare l'aumento della virulenza della Fitoftora: la deindustrializzazione del commercio florovivaistico. Mostra come la cura dei boschi sia incompatibile con la spedizione di suolo e semenze intorno al mondo alla velocità e sulla scala degli attuali standard commerciali. Questa è una pratica pericolosa che non ha vantaggi pratici: uccide gli alberi locali famigliari che sono gli oggetti commerciali più comuni.  
Questo esempio indica il pensiero emergente sulle possibilità di programmi strategici di deindustrializzazione e decrescita che potrebbero partecipare ai coordinamenti multispecie delle ecologie dell'Olocene  - vale a dire, quelle in cui gli esseri umani e le altre specie continuano a condividere condizioni comuni per prosperare. E mentre è importante cominciare con le specificità, c'è una storia grossa qui.

Fin qui tutto bene. Le cose diventano acide ora perché la Tsing continua a parlare degli effetti terribili della “Guerra Fredda” (!) sul dominio umano della Terra.

Nella seconda metà del XX secolo, la Guerra fredda ha sponsorizzato una corsa  verso il sogno della modernità. Ogni megadiga del XX secolo è stata progettata per essere più alta di quella precedente – non necessariamente per irrigazione, energia elettrica o controllo delle alluvioni, ma piuttosto perché facendo così si permetteva a sviluppatori e nazioni di promuovere sé stessi come elementi di successo nel gioco. In questo processo, i progetti modernisti che cambiavano la terra sono stati naturalizzati come il solo modo per gli esseri umani di abitare la terra. Altre alternative, come le dighe piccole, un'antica pratica volgare, venivano denigrate come retrograde ed improduttive. La “grande accelerazione" dopo il 1950, con le sue caratteristiche curve a J che collegano i sistemi mondiali ai sistemi terrestri, sono in gran parte il risultato della corsa della Guerra Fredda verso il sogno della modernità. 
Mobilitarsi per un Antropocene breve significa smantellare questa corsa, gran parte della quale ha dato un contributo minimo al benessere di qualsiasi tipo... 

Gli esseri umani non possono più “smantellare” questa corsa di quanto possano colonizzare Marte, anche se alcuni credono che possano fare entrambe le cose. I comportamenti della Guerra Fredda hanno radici profonde nel comportamento della nostra specie in decine di migliaia di anni. Ci troviamo quasi alla fine di un'infelice curva esponenziale. La Guerra Fredda è avvenuta quasi letteralmente ieri.

L'Antropocene sarà “breve” come desidera la Tsing, ma non perché gli esseri umani hanno esercitato scelte sagge (per esempio) per fermare la diffusione di malattie fungine  deindustrializzando il commercio florovivaistico. Il commercio florovivaistico andrà avanti proprio come ha fatto finché le condizioni rendono lo status quo impossibile o molto difficili da mantenere.
Quindi il “buon” Antropocene non esiste. A questo punto, sappiamo tanto (per esempio, che ha portato ad epidemie fungine nella natura selvaggia). Ancora peggio, non sembra che un “buon” Antropocene possa essere creato tramite un'azione umana intenzionale. Perché questo accada in qualche modo possiamo solo immaginare, gli esseri umani dovrebbero comportarsi in modi mai osservati fino ad oggi. Non trattenete il respiro aspettando che accada.