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mercoledì 30 marzo 2016

Emergenza climatica. E' tempo di passare alla modalità panico?

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR



Gli ultimi dati della temperatura hanno frantumato tutti i record (immagine da “think progress”). Bene che vada questa è un'oscillazione particolarmente ampia e il sistema climatico tornerà presto sui propri binari, seguendo la previsione dei modelli – forse da ritoccare tenendo conto delle temperature che aumentano più rapidamente. Peggio che vada, si tratta di una indicazione che il sistema sta andando fuori controllo e passando ad un nuovo stato climatico più rapidamente di chiunque avesse potuto immaginare. 



James Schlesinger una volta ha enunciato una di quelle profonde verità che spiegano molto di quello che vediamo intorno a noi: “le persone hanno solo due modalità operative: compiacenza e panico”.

Finora, siamo stati nella modalità operativa “compiacenza” riguardo al cambiamento climatico: non esiste, se esiste non è un problema, se è un problema non è colpa nostra e comunque fare qualcosa sarebbe troppo costoso per valere la pena di farlo. Ma gli ultimi dati delle temperature non sono altro che agghiaccianti. Cosa stiamo vedendo? Si tratta solo di una specie di rimbalzo della cosiddetta “pausa”? O qualcosa di molto più preoccupante? Potremmo vedere qualcosa che presagisce ad un grande cambiamento del sistema climatico, un'accelerazione inaspettata del tasso di cambiamento. Ci sono ragioni per essere preoccupati, molto preoccupati: le emissioni di CO2 sembrano aver raggiunto il picco, ma ciò non ha generato un rallentamento del tasso di aumento della concentrazione di CO2 nell'atmosfera. Più che altro, sta crescendo più velocemente che mai. Poi c'è il picco di emissione del metano in corso e, come sapete, il metano è un gas serra molto più potente del CO2.

Cosa sta succedendo? Nessuno può dirlo con certezza, ma questi non sono sintomi buoni, per niente. E questa potrebbe essere una buona ragione per passare in modalità panico.

giovedì 17 marzo 2016

Febbraio infrange i record di temperatura in modo “scioccante”

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (via Cristiano Bottone)

Avvertimenti di emergenza climatica dopo che le temperature superficiali si sono scaldate di 1,35°C rispetto alla media del mese.


Terra colpita dalla siccità in Thailandia. Stefan Rahmstorf, dell'Istituto per la Ricerca sull'Impatto Climatico di Potsdam in Germania, dice che le temperature globali di febbraio sono “senza precedenti”. Foto: Rungroj Yongrit/EPA

Di Damian Carrington e Michael Slezak

Febbraio ha stracciato un secolo di registrazioni della temperatura di un margine “sbalorditivo”, secondo i dati pubblicati dalla NASA. Il salto senza precedenti ha portato gli scienziati, di solito cauti nel sottolineare la temperature di un solo mese, ad etichettare il nuovo record come “sconvolgente” ed danno l'allarme di una “emergenza climatica”. I dati della NASA mostrano che la temperatura media di superficie a febbraio è stata di 1,35°C più alta della temperatura media del mese fra il 1951 e il 1980, un margine di gran lunga maggiore di qualsiasi altro mai visto prima. Il record precedente, stabilito solo il mese prima a gennaio, è stato di 1,15°C al di sopra della media a lungo termine di quel mese. “La NASA ha lanciato una rapporto climatico esplosivo”, hanno detto Jeff Masters e Bob Henson, che hanno analizzato i dati del sito Weather Underground. “Febbraio ha superato il vecchio record mensile di 0,21°C pieni – un margine straordinario con cui battere un record di temperatura mondiale su base mensile”. “Questo risultato è davvero scioccante ed è l'ennesimo promemoria dell'aumento a lungo termine incessante della temperatura globale conseguenza dei gas serra prodotti dagli esseri umani”, hanno detto Masters ed Henson. “Ora stiamo sfrecciando ad un ritmo spaventoso verso il massimo di riscaldamento concordato di 2°C al di sopra dei livelli preindustriali”.

giovedì 8 gennaio 2015

Groenlandia: il ghiaccio se ne sta andando più in fretta del previsto

DaScience Direct”. Traduzione di MR (h/t Bill Everett)

Un imponente studio fornisce il primo sguardo dettagliato su come sta svanendo il ghiaccio della Groenlandia



Questa visualizzazione della NASA mostra il cambiamento nell'elevazione della superficie della calotta galciale della Groenlandia fra il 2003 e il 2012. L'assottigliamento vicino alle regioni costiere viene mostrato in verde, blu e porpora. In aggiunta, i flussi blu/bianchi indicano la direzione e la velocità del movimento del ghiaccio. Nel nuovo studio, la geofisica dell'Università di Buffalo Beata Csatho e la sua squadra hanno scoperto aree di contrazione rapida nel sud-ovest della Groenlandia che gli attuali modelli climatici non affrontano e che suggeriscono che la calotta glaciale potrebbe perdere ghiaccio più rapidamente nel prossimo futuro di quanto si pensasse precedentemente.

La calotta glaciale della Groenlandia è il secondo corpo ghiacciato sulla Terra. Ricopre un'area di circa 5 volte lo Stato di New York e del Kansas messi insieme e se si fonde completamente, gli oceani potrebbero salire di 6 metri. Le comunità costiere dalla Florida al Bangladesh subirebbero dei danni estesi. Ora, un nuovo studio sta rivelando quanto poco capiamo questo colosso nordico. Condotto dal fisico Beata Csatho, dottorato di ricerca, una professoressa associata all'Università di Buffalo, la ricerca fornisce ciò che gli autori pensano che sia il primo quadro generale di come il ghiaccio della Groenlandia sta svanendo. Lo studio suggerisce che gli attuali studi della calotta glaciale fatti coi modelli sono troppo semplicistici per prevedere con precisione i contributi futuri di tutta la calotta glaciale della Groenlandia all'aumento del livello del mare e che la Groenlandia possa perdere ghiaccio più rapidamente nel prossimo futuro di quanto si pensasse precedentemente. “La grande importanza dei nostri dati è che, per la prima volta, abbiamo un quadro generale di come sono cambiati i ghiacciai della Groenlandia nell'ultimo decennio”, dice la Csatho. “Queste informazioni sono cruciali per sviluppare e validare modelli numerici che prevedono come potrebbe cambiare la calotta glaciale e contribuire al livello globale del mare nei prossimi secoli”, dice Cornelis J. van der Veen, dottorato di ricerca e professore al Dipartimento di Geografia dell'Università del Kansas, che ha svolto un ruolo chiave nell'interpretazione dei cambiamenti dei ghiacci.

Il progetto è stato un'impresa imponente, usando dati satellitari ed atmosferici del ICESat della navicella spaziale della NASA e della campagna sul campo Operation IceBridge, per ricostruire com'è cambiata l'altezza della calotta glaciale della Groenlandia in circa 100.000 postazioni dal 1993 al 2012. La perdita di ghiaccio ha luogo in modo complesso, con la calotta glaciale con la calotta glaciale che fonde e perde ghiaccio nell'oceano. Lo studio ha fatto due grandi scoperte:


  • Primo, gli scienziati sono stati in grado di fornire nuove stime dalla perdita annuale di ghiaccio con una risoluzione spaziale molto alta
  • Secondo, la ricerca ha rivelato che gli attuali modelli non colgono con precisione quanto stia cambiando l'intera calotta glaciale della Groenlandia e quanto contribuisca all'aumento degli oceani. 


Il secondo punto è cruciale per chi fa modelli sul cambiamento climatico. Le simulazioni odierne usano l'attività di 4 ghiacciai ben studiati - Jakobshavn, Helheim, Kangerlussuaq e Petermann – per prevedere come l'intera calotta glaciale scaricherà ghiaccio negli oceani. Ma la nuova ricerca mostra che l'attività in questi quattro punti potrebbe non essere rappresentativa di quello che sta succedendo ai ghiacciai in tutta la calotta glaciale. Infatti, i ghiacciai subiscono schemi di assottigliamento e di ispessimento che le attuali simulazioni di cambiamento climatico mancano di affrontare, dice la Csatho. “Ci sono 242 ghiacciai in uscita più larghi di 1,5 km sulla calotta glaciale della Groenlandia e ciò che vediamo è che il loro comportamento è complesso nello spazio e nel tempo”, dice la Csatho. “Il clima locale e le condizioni geologiche, l'idrologia locale – tutti sono fattori che hanno un effetto. Gli attuali modelli non affrontano questa complessità”. La squadra ha identificato aree di rapida contrazione nel sudest della Groenlandia che i modelli di oggi non riconoscono. Ciò porta la Csatho a credere che la calotta glaciale potrebbe perdere ghiaccio più rapidamente in futuro di quanto le simulazioni di oggi suggerirebbero. I risultati saranno pubblicati il 15 dicembre negli Atti dell'Accademia Nazionale delle Scienze.

Quanto ghiaccio sta perdendo la calotta glaciale della Groenlandia?

Per analizzare come stia cambiando l'altezza della calotta glaciale, la Csatho e professore, ricercatore e fotogrammetrista dell'Università di Buffalo, Anton Schenk, dottorato di ricerca, ha sviluppato una tecnica computerizzata chiamata Ricostruzione dell'Elevazione della Superficie e Rilevamento del Cambiamento per fondere insieme i dati satellitari della NASA e quelli delle missioni sul posto. L'analisi ha scoperto che la calotta glaciale della Groenlandia ha perso circa 243 gigatonnellate di ghiaccio all'anno – equivalenti a circa 277 km cubici di ghiaccio all'anno – dal 2003 al 2009, il periodo per il quale la squadra ha avuto i dati più completi. Si stima che questa perdita abbia aggiunto circa 0,68 mm d'acqua agli oceani ogni anno. Le cifre sono medie e la perdita di ghiaccio è variata di anno in anno e di regione in regione.

Perché le proiezioni odierne dell'aumento del livello del mare sono sbagliate e come possiamo correggerle?

I ghiacciai non perdono semplicemente gradualmente massa quando la temperatura aumenta. Questa è una delle ragioni per cui è difficile prevedere la loro risposta al riscaldamento globale. Nello studio, gli scienziati hanno scoperto che alcuni dei ghiacciai della Groenlandia si sono ispessiti anche quando la temperatura è aumentata. Altri hanno mostrato un assottigliamento accelerato. Alcuni hanno mostrato sia assottigliamento sia ispessimento, con inversioni improvvise. Come passo per costruire modelli migliori dell'aumento del livello del mare, la squadra di ricerca ha diviso i 242 ghiacciai della Groenlandia in 7 grandi gruppi sulla base del loro comportamento dal 2003 al 2009. “Capire i raggruppamenti ci aiuterà a scegliere esempi di ghiacciai che rappresentano il complesso”, dice la Csatho. “Possiamo poi usare i dati di questi ghiacciai rappresentativi nei modelli per fornire un quadro più completo di cosa stia accadendo”. In Un nuovo progetto, lei ed i suoi colleghi stanno investigando perché ghiacciai diversi rispondono diversamente al riscaldamento. I fattori potrebbero comprendere la temperatura dell'oceano circostante, il livello di frizione fra un ghiacciaio e la roccia sottostante, la quantità di acqua al di sotto di un ghiacciaio e la geometria del fiordo. “La fisica di questi processi non è ben compresa”, dice la Csatho.

Le missioni della NASA: un'impresa colossale

Lo studio ha unito dati di varie missioni della NASA, comprese:


  • ICESat della (Satellite per lo studio dell'elevazione di ghiaccio, nuvole e terra), che ha misurato l'elevazione della calotta glaciale diverse volte all'anno in ognuna delle 100.000 postazioni dal 2003 al 2009
  • La colossale indagine aere dalla NASA che impiega aerei di ricerca altamente specializzati per raccogliere dati ad intervalli meno frequenti di quelli di ICESat. Queste missioni sono cominciate misurando l'elevazione della calotta glaciale della Groenlandia nel 1993. Operation IceBridge è stata avviata nel 2009 per collegare la tempistica fra ICESat-1 ed ICESat-2 e continuerà perlomeno fino al 2017, quando si pensa che i satelliti ICESat-2 di prossima generazione diventino operativi. La Csatho dice che il nuovo studio mostra perché un monitoraggio attento sia cruciale: data la natura complessa del comportamento dei ghiacciai, dei buoni dati sono cruciali per costruire modelli migliori.


Collaboratori

Oltre a Csatho, Schenk e van der Veen, il progetto ha incluso ricercatori aggiunti dall'Università di Buffalo, da quella di Utrecht in Olanda, dall'Università Tecnica della Danimarca e dall'Università atlantica della Florida.

Fonti della storia

La storia sopra è basata su materiali forniti dall'Università di Buffalo. L'articolo originale è stato scritto da Charlotte Hsu. Nota: i materiali potrebbero essere modificati in contenuto e lunghezza.

Riferimento della rivista


  1. Beata M. Csatho, Anton F. Schenk, Cornelis J. van der Veen, Gregory Babonis, Kyle Duncan, Soroush Rezvanbehbahani, Michiel R. van den Broeke, Sebastian B. Simonsen, Sudhagar Nagarajan, E Jan H. van Angelen. L'altimetria laser rivela schemi complessi delle dinamiche della calotta glaciale della Groenlandia. PNAS, 15 dicembre 2014 DOI: 10.1073/pnas.1411680112 

domenica 6 aprile 2014

NASA: la sensibilità climatica è più alta di quanto non si pensasse

Da “Climate Progress”. Traduzione di MR


Un nuovo studio della NASA suggerisce che le proiezioni del futuro riscaldamento della Terra dovrebbero essere più in linea con le stime precedenti che indicavano una maggiore sensitività ai gas serra in aumento. (Immagine: NASA)

Ancora un altro studio trova che la sensitività climatica all'inquinamento da carbonio è dal lato alto. Ciò significa, in assenza di riduzioni dei gas serra, che il riscaldamento globale è probabile che sia sufficiente a distruggere un clima vivibile. Ciò è coerente con uno studio di Nature di gennaio sulla sensitività climatica, che ha scoperto che siamo diretti verso un “più probabile riscaldamento di circa 5°C al di sopra delle temperature moderne [attuali] o di 6°C al di sopra di quelle preindustriali” in questo secolo. Questa scoperta è coerente anche coi dati paleo-climatici (vedi “L'ultima volta che i livelli di CO2 hanno raggiunto le 400 parti per milione l'Artico era di 14°F più caldo!”). Inoltre, questo studio è coerente con altre analisi recenti basate sulle osservazioni (vedi  “Previsioni di riscaldamento estremo e peggiori siccità basate sulle osservazioni per questo secolo”). E questo studio getta acqua ancora più fredda (acqua calda?) su alcune dichiarazioni secondo le quali la sensitività climatica sia dal lato basso, dichiarazioni che sono state ampiamente sfidate e forse fatalmente minate dagli studi più recenti. Coma spiega la nuova pubblicazione della NASA:

Le temperature globali sono aumentate ad un tasso di 0,22°F (o,12°C) per decennio dal 1951. Ma dal 1998 il tasso di riscaldamento è stato solo di 0,09°F (0,05°C) per decennio – anche se il biossido di carbonio atmosferico continua a salire ad un tasso analogo a quello dei decenni precedenti. Il biossido di carbonio è il gas serra più significativo generato dagli esseri umani. Alcune ricerche recenti, orientate ad una fine messa a punto delle previsioni a lungo termine tenendo conto di questo rallentamento, hanno suggerito che la Terra possa essere meno sensitiva all'aumento del gas serra di quanto si pensasse in precedenza. Il Quinto rapporto di Valutazione del IPCC, che è stato pubblicato nel 2013 e che è stato il rapporto consensuale sullo stato della scienza del cambiamento climatico, ha a sua volta ridotto la gamma bassa del potenziale di riscaldamento globale terrestre. Per mettere un numero al cambiamento climatico, i ricercatori calcolano ciò che viene chiamata la “risposta transiente del clima” della Terra. Questo calcolo determina quanto cambieranno le temperature globali all'aumentare del biossido di carbonio atmosferico – a circa l'1% all'anno – finché la quantità di biossido di carbonio atmosferico non sia raddoppiata. Le stime della risposta transiente del clima vanno da circa 2,3°F (1,4°C) offerti da una ricerca recente alla stima del IPCC di 1,8°F (1,0°C). Lo studio di Shindell stima una risposta transiente del clima di 3,06°F (1,7°C) e ha determinato che è improbabile che i valori saranno al di sotto dei 2,34°F (1,3°C).

Vale la pena notare che l'assenza di forti riduzioni di CO2 ci portano verso una triplicazione dei livelli di CO2 atmosferico in questo secolo, o anche maggiori, cosa che porterà a retroazioni di amplificazione (come le emissioni di carbonio dal permafrost che si scongela) e ad aumenti quasi inimmaginabili della temperatura. Questo studio fornisce più prove a sostegno di un pezzo del 2013 del New York Times sul fatto che l'IPCC “sembra tirarsi indietro per rimanere scientificamente prudente” nella sua più recente valutazione (vedi “Le 'tattiche di intimidazione' dei negazionisti hanno spinto l'IPCC a 'ribassare' l'aumento del livello del mare e la sensitività climatica?”). Michael Mann, uno dei maggiori climatologi del paese (che non ha contribuito al saggio) ha definito lo studio “estremamente importante” e ha detto che contiene due scoperte chiave speciali. La prima è che gli effetti raffreddanti degli aerosol di zolfo nei decenni recenti potrebbero essere stati sottostimati. La seconda è che il concetto di risposta transiente del clima potrebbe essere sbagliato. Entrambe le scoperte indicano il fatto che la minaccia di riscaldamento futuro possa essere stata sottostimata, ha detto Mann. “Come mostrato in questo articolo”, ha detto Mann, “la risposta transiente del clima non distingue adeguatamente fra gli effetti raffrescanti a breve termine degli aerosol di zolfo (che possono sparire rapidamente) e il riscaldamento a lungo termine portato dalle emissioni di biossido di carbonio, che persistono in atmosfera per secoli e anche di più”. Quindi, mentre potremmo aver assistito ad un rallentamento nel recente riscaldamento della temperatura di superficie – anche se non nel riscaldamento dell'oceano o nella fusione dei ghiacci – rimane probabile che il riscaldamento futuro sia dalla parte alta, se rimaniamo sulla strada delle attuali emissioni.  Come l'autore principale Drew Shindell, climatologo della NASA, dice:

“Vorrei che potessimo prendere con sollievo il rallentamento nel tasso di riscaldamento, ma tutte le prove ora concordano sul fatto che il riscaldamento futuro è probabile che sia verso l'estremo alto delle nostre stime, quindi è più chiaro che mai che abbiamo bisogno di grandi e rapide riduzioni delle emissioni per evitare i danni peggiori del cambiamento climatico”.

La scienza è chiara. Le soluzioni ci sono. E' tempo che si presenti la volontà politica.