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sabato 4 marzo 2017

Il Picco dell'Uranio

Da “Extracted: How th Quest fot Mineral Wealth Is Plundering the Planet” 33° Rapporto al Club di Roma di Ugo Bardi. Modellizzazione di Michael Dittmar.  

Postato su energyskeptic. Traduzione di MR




Figura 1. Consumo cumulativo di uranio secondo il modello del IPCC 2015-2100 confrontato alle risorse misurate e e dedotte di uranio

[La Figura 1 mostra che il prossimo rapporto del IPCC conta parecchio sull'energia nucleare per mantenere il riscaldamento al di sotto dei 2,5°C. La linea nera rappresenta quanti milioni di tonnellate di risorse ragionevoli e dedotte sotto i 260 dollari al chilo rimangono (Libro rosso 2016 IAEA). Chiaramente, gran parte dei modelli del IPCC sono irrealistici. L'IPCC esagera anche fortemente la quantità di riserve di petrolio e carbone. Fonte: David Hughes (comunicazione privata)

venerdì 11 settembre 2015

Una recensione di Extracted di Ugo Bardi

Da “OneManTalk.com”. Traduzione di MR (via Club of Rome)

Di Stephen Northey



Mio voto: 7 /10

Titolo: Extracted, come la ricerca della ricchezza minerale ha saccheggiato il pianeta (Link amazon)

Autore: Ugo Bardi



Extracted potrebbe essere descritto come la storia delle risorse della società. Da dove sono venute e dove vanno. Le risorse hanno permesso alla società di sviluppare le moderne tecnologie che stanno alla base del nostro attuale stile di vita. Insieme a questo viene però un livello di dipendenza dalle risorse minerali. Un livello che sarà difficile da sostituire se le risorse dovessero finire.

lunedì 27 ottobre 2014

Un'astronave chiamata Escatologia

DaResource Crisis”. Traduzione di MR

Questo articolo è apparso su “Virgin.com” il 12 agosto 2014.


Immagine: NASA 


Di Ugo Bardi

“Escatologia” è una parola di origine greca che significa “la scienza della fine”. Nei tempi antichi era popolare presso i teologi, ma oggi sembra aver raccolto interesse per descrivere diversi tipi di catastrofi che potrebbero accadere in futuro. Cose come asteroidi giganti che cadono sulla Terra o, in un futuro lontano, il Sole che diventa così forte che causerà l'evaporazione degli oceani e spazzerà via tutta la vita.

Ora, se l'escatologia significa cambiamenti intensi, rapidi ed irreversibili, possiamo arguire che stiamo attraversando un evento escatologico a tutti gli effetti proprio adesso. E' un'escatologia minerale causata dagli esseri umani. Gigantesche quantità di minerali sono stati estratti, trattati e dispersi nell'atmosfera, negli oceani e nella terra. Ci sono voluti milioni di anni per creare i depositi minerali che abbiamo distrutto in pochi secoli. Centinaia di milioni di anni serviranno per ricrearli – se questo accadrà mai. La Terra non è più quella che era quando gli esseri umani sono apparsi per la prima volta e non sarà mai più la stessa.

Sembra che abbiamo costruito un'astronave chiamata escatologia che ci sta trasportando in un pianeta alieno in un viaggio di sola andata. Un pianeta più caldo di quello in cui siamo abituati a vivere a causa dei gas serra generati dall'attività estrattiva e dalla combustione di combustibili fossili. Un pianeta con molte caratteristiche che potremmo trovare assai sgradevoli: dalle inondazioni provocate dalla fusione dei ghiacciai all'inquinamento persistente causato dai metalli pesanti e dai minerali radioattivi che abbiamo disperso ovunque. Ma forse la differenza maggiore è che in questo nuovo pianeta non troveremo più i ricchi depositi minerali che ci hanno fornito l'energia e le risorse che abbiamo usato per costruire la nostra civiltà industriale.

Potremmo essere in grado di adattarci ad un pianeta più caldo, anche se questo potrebbe significare una sofferenza enorme per la specie umana. Entro certi limiti, possiamo anche ripulire l'inquinamento che abbiamo generato. Ma come vivere in un pianeta senza risorse minerali a buon mercato? E' vero che i minerali non vengono mai distrutti – quindi saranno ancora lì e, in parte, potrebbero essere recuperati dai rifiuti industriali. Ma, sul lungo termine, per continuare ad produrre minerali avremmo bisogno di estrarli dalla crosta indifferenziata e questo sarebbe impensabile: troppo costoso in termini di energia necessaria. Per non parlare del disastro che sarebbe in termini di inquinamento. L'essenza dell'evento escatologico in cui stiamo vivendo è che il tempo dell'estrazione mineraria è quasi finito per noi, almeno nella forma in cui l'abbiamo conosciuto per secoli. Cioè, nella forma di minatori con elmetti e piccozze nei profondi tunnel sotterranei. I minatori sono ormai parte della storia planetaria che non tornerà mai più, come i tirannosauri e i pteranodonti.

Ma se escatologia significa la fine di qualcosa, potrebbe anche significare l'inizio di qualcos'altro. Se l'estrazione mineraria sta per finire, possiamo ancora avere i minerali se siamo disposti a cambiare i modi dispendiosi ed inefficienti che abbiamo usato per ottenerli. Dobbiamo chiudere il ciclo di sfruttamento e riciclare completamente ciò che usiamo. E' possibile, ma serve energia – molta di più di quella che ci serviva per estrarre dai depositi minerari puri. Questa energia non può provenire dal carbonio fossile: accelererebbe semplicemente l'esaurimento e peggiorerebbe il problema climatico. Ci serve energia pulita ed inesauribile: principalmente dal sole e dal vento.

E' improbabile che questa energia sarà mai così a buon mercato ed abbondante quanto l'energia che ci è stata fornita dai combustibili fossili all'inizio del loro ciclo di sfruttamento. Quindi, dovremo usarla in modo saggio. Dovremo essere molto più efficienti di quanto lo siamo oggi: dovremo creare prodotti industriali più duraturi, usare con attenzione l'energia e sostituire i minerali rari con quelli più comuni sulla crosta terrestre.

Energia pulita, riciclaggio ed efficienza. Quest'insieme di strategie è il nostro biglietto per la sopravvivenza in questo viaggio interplanetario. Alla fine, l'astronave Escatologia potrebbe darci una possibilità di abbandonare la civiltà sempre in crescita e mai felice di oggi e creare una nuova civiltà che potrebbe avere sufficiente saggezza da vivere e prosperare su ciò che c'è e nulla di più.


Ugo Bardi è docente di Chimica Fisica all'Università di Firenze ed autore di Extracted: come la ricerca della ricchezza minerale sta saccheggiando il pianeta (Chelsea Green Publishing, 2014).


lunedì 16 giugno 2014

Il nuovo libro di Ugo Bardi, "Extracted," commentato da Nafeez Ahmed sul "Guardian"

Da “The Guardian” (1, 2). Traduzione di MR

Di Nafeez Ahmed

L'esaurimento delle risorse minerali a buon mercato sta trasformando la Terra – un rapporto scientifico

L'aumento dei costi dell'estrazione di risorse richiede una transizione ad una 'economia circolare' post industriale per evitare il collasso




L'umanità potrebbe aver esaurito le risorse minerali a basso costo della Terra entro la fine di questo secolo – ma una migliore gestione delle risorse può evitare i rischi peggiori. Foto: REX

Un nuovo rapporto scientifico fondamentale che attinge dal lavoro dei migliori esperti di minerali prevede che l'estrazione da parte della civiltà industriale di minerali cruciali e combustibili fossili sta raggiungendo i limiti della fattibilità economica e potrebbe portare a un collasso delle infrastrutture chiave, a meno che non vengano attuati nuovi modi di gestire le risorse.

Lo studio peer-reviewed – 33° Rapporto al Club di Roma – è opera del professor Ugo Bardi del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze, dove insegna chimica fisica. Lo studio contiene contributi specialisti da parte di 15 scienziati ed esperti che coprono i campi di geologia, agricoltura, energia, fisica, economia, geografia, trasporti, ecologia, ecologia industriale e biologia, fra le altre cose. Il Club di Roma è un gruppo di pensiero globale con base in Svizzera fondato nel 1968 composto da capi di stato (in carica ed ex), funzionari dell'ONU, funzionari di governi, diplomatici, scienziati, economisti e capi d'impresa.

Il suo ultimo rapporto, che verrà pubblicato il 12 giugno, fa una panoramica globale della storia e dell'evoluzione dell'estrazione mineraria e sostiene che l'aumento dei costi di estrazione dei minerali dovuti a inquinamento, rifiuti ed esaurimento delle fonti a basso costo alla fine renderanno l'attuale struttura della civiltà industriale insostenibile. Gran parte del focus del rapporto è sul concetto di EROEI, che misura la quantità di energia necessaria per estrarre le risorse. Mentre chiarisce che “non stiamo finendo nessun minerale”, il rapporto scopre che “l'estrazione sta diventando sempre più difficile man mano che i minerali facili si esauriscono. Serve più energia per mantenere i tassi di produzione passati e ne serve ancora di più per aumentarli”. Di conseguenza, nonostante le grandi quantità di riserve minerali rimaste:

“La produzione di molti beni minerali sembra essere sulla via del declino... potremmo essere sul punto di entrare in un ciclo di un secolo che porterà alla scomparsa dell'estrazione mineraria come la conosciamo”.

L'ultimo decennio ha visto il passaggio del mondo a risorse di combustibili fossili più costosi e più difficili da estrarre, sotto forma di petrolio e gas non convenzionali, che hanno livelli di EROEI molto più bassi del petrolio convenzionale. Anche con gli avanzamenti tecnologici nel fracking e le relative tecniche di trivellazione, questa tendenza è improbabile che si inverta significativamente. Un ex dirigente dell'industria petroloifera, del gas e del carbone australiano, Ian Dunlop, descrive nel rapporto come il fracking possa “aumentare rapidamente la produzione fino al picco, ma poi declina anche rapidamente, spesso dal 80 al 95% nei primi tre anni”. Ciò significa che spesso sono necessari “diverse migliaia di pozzi” per un singolo sito di scisto per fornire “un ritorno sull'investimento”.  L'EROEI medi per far funzionare “la società industriale per come la conosciamo” va da 8 a 10 circa. Il petrolio e il gas di scisto, le sabbie bituminose e il gas da giacimento di carbone sono tutti “a quel livello, o sotto, se si tiene conto dei suoi costi complessivi... Così il fracking, in termini energetici, non fornirà un fonte sulla quale sviluppare una società globale sostenibile”.

Il Club di Roma applica l'analisi del EROEI anche all'estrazione di carbone e uranio. La produzione mondiale di carbone raggiungerà il picco al più tardi nel 2050 e potrebbe farlo anche nel 2020. La produzione statunitense di carbone ha già raggiunto il picco e la produzione futura sarà in gran parte determinata  dalla Cina. Ma l'aumento della domanda interna di quest'ultima, e da parte dell'India, potrebbe generare prezzi più alti e scarsità nel prossimo futuro: “Pertanto, non ha assolutamente senso sostituire il petrolio e il gas col carbone”.

Per quanto riguarda l'offerta globale di uranio, il rapporto dice che l'attuale produzione di uranio dalle miniere è già insufficiente ad alimentare i reattori nucleari, una mancanza che  che viene compensata recuperando uranio dagli arsenali militari e dalle vecchie testate nucleari. Mentre si è potuto sopperire alla mancanza di produzione agli attuali livelli di domanda, un'espansione mondiale dell'energia nucleare sarebbe insostenibile a causa degli “enormi investimenti” necessari. Il collaboratore al rapporto Michael Dittmar, un fisico nucleare al CERN, l'Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, sostiene che nonostante le grandi quantità di uranio nella crosta terrestre, solo un “numero limitato di depositi” sono “sufficientemente concentrati da poter essere estratti con profitto”. Estrarre depositi meno concentrati richiederebbe “di gran lunga più energia di quella che l'uranio estratto potrebbe alla fine produrre”. L'aumento dei costi dell'estrazione dell'uranio, fra gli altri costi, ha significato che gli investimenti in energia nucleari si stiano gradualmente assottigliando.

Le proposte di estrarre uranio dall'acqua di mare sono al momento “inutili” perché “l'energia necessaria per estrarre e processare l'uranio dall'acqua di mare sarebbe più o meno la stessa che potrebbe essere ottenuta dallo stesso uranio usando l'attuale tecnologia nucleare”. Pertanto entro questo decennio il rapporto prevede un “inevitabile” declino della produzione delle attuali miniere di uranio. I dati del USGS analizzati dal rapporto mostrano che cromo, molibdeno, tungsteno, nichel, platino-palladio, rame, zinco, cadmio, titanio e stagno avranno un picco di produzione seguito da declini entro questo secolo. Questo perché le riserve dichiarate sono spesso “più ipotetiche che misurate”, il che significa che “l'assunto di una cuccagna dei minerali... è lontano dalla realtà”. In particolare, il rapporto evidenzia il destino di rame, litio, nichel e zinco. Il Fisico professor Rui Namorado Rosa prevede nel rapporto un “imminente rallentamento della disponibilità di rame”. Anche se la produzione è cresciuta esponenzialmente, la densità dei minerali estratti è in costante declino, facendo lievitare i costi di estrazione. Il 'picco del rame' è probabile che arrivi nel 2040, ma potrebbe anche avvenire entro il prossimo decennio.

La produzione di litio, attualmente usato per le batterie delle auto elettriche, verrebbe a sua volta messa sotto stress in caso di una elettrificazione dell'infrastruttura e dei veicoli da trasporto su larga scala, secondo la collaboratrice Emilia Suomalainen, un'ecologista industriale dell'Università di Losanna, in Svizzera. La produzione sostenibile di litio richiede un 80-100% di riciclaggio – attualmente siamo a meno del 1%. Nichel e zinco, che vengono usati per combattere l'erosione di ferro e acciaio e per l'accumulo di elettricità nelle batterie, possono a loro volta affrontare picchi di produzione in soli “pochi decenni” - anche se il nichel potrebbe essere esteso per circa 80 anni – secondo l'ingegnere e specialista di metalli Philippe Bihoux:

“La parte facilmente sfruttabile delle riserve è già stata rimossa e quindi sarà sempre più difficile e costoso investire e sfruttare le miniere di nichel e zinco”.

Mentre la sostituzione potrebbe aiutare in molti casi, sarebbe anche costosa ed incerta e richiederebbe un investimento considerevole. Forse la tendenza più allarmante nell'esaurimento dei minerali riguarda il fosforo, che è cruciale per fertilizzare il suolo e sostenere l'agricoltura. Anche se le riserve di fosforo non stanno finendo, fattori fisici, energetici ed economici fanno sì che solo una piccola percentuale di esso possa essere estratta. Il rendimento delle colture nel 40% delle terre coltivabili del mondo è già limitato dalla disponibilità economica del fosforo. Nello studio del Club di Roma, il Fisico Patrick Dery dice che diverse grandi regioni di produzione di rocce di fosfato – come l'isola di Nauru e gli Stati uniti, che sono il secondo produttore mondiale – sono post picco ed ora sono in declino, con forniture globali di fosforo che diventano potenzialmente insufficienti a soddisfare la domanda agricola entro 30-40 anni. Il problema può potenzialmente essere risolto in quanto il fosforo può essere riciclato. Una tendenza parallela documentata nel rapporto dall'agronomo della FAO Toufic El Asmar è un declino accelerato della produttività della terra causata da metodi di agricoltura industriale che stanno degradando il suolo, in alcune aree, del 50%.

Il professor Rajendra K. Pachauri, presidente del IPCC, ha detto che il rapporto è “un lavoro molto efficace” per valutare la ricchezza minerale del pianeta “all'interno del quadro della sostenibilità”. Le sue scoperte offrono una “base preziosa per le discussioni sulle politche sui minerali”. Ma la finestra per un'azione politica significativa si sta rapidamente chiudendo. “L'allarme principale è la tendenza dei prezzi dei beni minerali”, mi ha detto il professor Bardi.

“I prezzi sono aumentati di un fattore 3-5 e sono rimasti a queto livello negli ultimi 5-6 anni. Non scenderanno di nuovo, perché sono causati da degli aumenti irreversibili dei costi di produzione. Questi prezzi stanno già causando il declino delle economie meno efficienti (diciamo Italia, Grecia, Spagna, ecc.). Non ci troviamo ancora al punto di inversione, ma siamo vicini – meno di un decennio?”.

Gli scienziati vendicano “I Limiti dello Sviluppo (Crescita)' – urgono investimenti in “economia circolare”


Le prime avvisaglie di collasso sociale dall'inizio alla metà del 21° secolo sono stati sorprendentemente preveggenti – ma si aprono opportunità per la transizione




La Terra ha risorse minerali finite, ma gli esseri umani le stanno usando troppo velocemente che non riescono a rigenerarsi, con l'aumento dei costi economici ed ambientali. Foto: Corbis

Secondo un nuovo rapporto scientifico peer-reviewed, è probabile che la civiltà industriale esaurisca le risorse minerali a basso costo entro il secolo, con impatti debilitanti sull'economia globale e sulle infrastrutture chiave entro i prossimi decenni. Lo studio, il 33° rapporto al Club di Roma, è stato scritto dal professor Ugo Bardi del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze e comprende contributi di una vasta gamma di scienziati delle discipline rilevanti. Il Club di Roma è un gruppo di pensiero con sede in Svizzera di attuali ed ex capi di stato, funzionari dell'ONU, funzionari di governo, diplomatici, scienziati, economisti e capi d'azienda.

Il suo primo rapporto del 1972, I Limiti dello Sviluppo (Crescita), è stato condotto da una squadra scientifica al MIT ed ha avvertito che la disponibilità limitata di risorse naturali in relazione all'aumento dei costi avrebbe minato la crescita economica continua circa nel secondo decennio del 21° secolo. Anche se è stato fortemente ridicolizzato, recenti revisioni scientifiche confermano che le proiezioni del rapporto originale, nel suo scenario “caso base” rimangono robuste. Nel 2008, l'Agenzia per la Ricerca Scientifica del governo federale dell'Australia CSIRO ha concluso che la previsioni de I Limiti della Crescita di potenziale “collasso ecologico ed economico in arrivo a metà del 21° secolo” dovuto alla convergenza di “picco del petrolio, cambiamento climatico e sicurezza alimentare e dell'acqua” è “in arrivo”. Le tendenze reali attuali in queste aree “risuonano fortemente con lo scenario 'business-as-usual' di superamento dei limiti e collasso mostrato nel libro”.

Nel 2009, l'American Scientist ha pubblicato scoperte simili da parte di altri scienziati. Quella analisi, fatta dall'eminente ecologo dei sistemi professor Charles Hall dell'Università dello Stato di New York e dal professor John W Day dell'Università di Stato della Louisiana, concludeva che mentre le “previsioni del modello dei limiti della crescita di inquinamento estremo e di declino della popolazione non si sono avverati”, i risultati del modello sono:

“... quasi esattamente in linea circa 35 anni dopo nel 2008 (con qualche assunzione appropriata) … è importante riconoscere che le sue previsioni non sono state invalidate e infatti sembrano propri aver centrato l'obbiettivo. Non siamo a conoscenza di nessun modello fatto dagli economisti che sia altrettanto preciso in un lasso di tempo così lungo”.

Il nuovo rapporto al Club di Roma dice che:

“La fase dell'estrazione mineraria da parte degli esseri umani è un episodio spettacolare ma breve nella storia geologica del pianeta... I limiti dell'estrazione mineraria non sono limiti di quantità, sono limiti energetici. Estrarre minerali richiede energia e più questi sono dispersi, più energia è necessaria... Solo i minerali convenzionali possono essere estratti in modo redditizio con le quantità di energia che possiamo produrre oggi”.

La combinazione dell'esaurimento minerario, associato all'inquinamento da radiazioni e da metalli pesanti, e l'accumulo di gas serra dallo sfruttamento dei combustibili fossili sta lasciando ai nostri discendenti una “eredità pesante” di un mondo virtualmente trasformato:

“La Terra non sarà mai più la stessa, è stata trasformata in un pianeta nuovo e diverso”.

Attingendo al lavoro di emeinenti scienziati climatici, compreso james Hansen, l'ex capo dell'Istituto Goddard per gli Studi Spaziali della NASA, il rapporto avverte che continuare lo sfruttamento 'business-as-usual' dei combustibili fossili del mondo potrebbe potenzialmente innescare un riscaldamento globale fuori controllo che, in alcuni secoli o migliaia di anni, distrugge permanentemente la capacità del pianeta di ospitare la vita. Nonostante questo verdetto, il rapporto sostiene che né un “collasso” dell'attuale struttura della civiltà Nè “l'estinzione” della specie umana sono inevitabili. Una riorganizzazione di fondo del modo in cui le società producono, gestiscono e consumano le risorse potrebbe sostenere una nuova civiltà ad alta tecnologia, ma ciò comporterebbe una nuova “economia circolare”, basata su pratiche su vasta scala di riciclaggio attraverso le filiere di produzione e consumo, un passaggio completo all'energia rinnovabile, l'applicazione di metodi agro-ecologici di produzione del cibo e, con tutto questo, tipi molto diversi di strutture sociali.

In assenza di un grande salto tecnologico nella produzione di energia pulita come la fusione nucleare – che finora sembra improbabile – riciclaggio, conservazione ed efficienza nella gestione delle risorse minerali rimaste accessibili del pianeta dovranno essere intrapresi con attenzione e in modo cooperativo, con l'aiuto della scienza avanzata. Limiti alla crescita economica, o persino “decrescita”, dice il rapporto, non devono implicare una fine della prosperità, ma piuttosto richiedere una decisione consapevole, da parte delle società, di ridurre il proprio impatto ambientale, di ridurre il consumo superfluo e di aumentare l'efficienza – cambiamenti che potrebbero di fatto aumentare la qualità della vita e diminuire le disuguaglianze. Queste scoperte del nuovo rapporto al Club di Roma sono state confermate da altri grandi progetti di ricerca. Nel gennaio dello scorso anno, un dettagliato studio scientifico dell'Istituto per la Sostenibilità Globale dell'Università Anglia Ruskin commissionato dall'Istituto dei periti, ha scoperto prove “schiaccianti” dei limiti delle risorse:

“... su una gamma di risorse sul breve (anni) e medio (decenni) termine... I limiti delle risorse aumenteranno, bene che vada, i prezzi dell'energia e dei beni durante il prossimo secolo e, male che vada, innescheranno un declino a lungo termine dell'economia globale e il disordine civile”.

La buona notizia, però, è che “Se i governi e gli agenti economici anticipano i limiti delle risorse ed agiscono in modo costruttivo, molti degli effetti peggiori possono essere evitati”. Secondo il dottor Aled Jones, autore principale dello studio e capo dell'Istituto per la Sostenibilità Globale:

“I limiti delle risorse, bene che vada, aumenteranno costantemente i prezzi di energia e beni durante il prossimo secolo e, male che vada, potrebbero rappresentare un disastro finanziario, con i patrimoni dei regimi pensionistici di fatto spazzati via e le pensioni ridotte a livelli trascurabili”.

E' imperativo riconoscere che “la riduzione di risorse aumentano la possibilità di un limite alla crescita economica nel medio termine”. Nel suo rapporto del 2014 al Club di Roma, il professor Bardi adotta una visione a lungo termine delle prospettive per l'umanità, osservando che le molte conquiste tecnologiche delle società industriali significano che c'è ancora una possibilità ora di assicurare la sopravvivenza e la prosperità ad una futura società post industriale:

“Non è facile immaginare i dettagli della società che emergerà su una Terra spogliata dei sui minerali ma che mantiene ancora un alto livello tecnologico. Possiamo dire, tuttavia, che gran parte delle tecnologie cruciali per la nostra società possono funzionare senza minerali rari o con delle quantità molto ridotte di quei minerali, anche se con modifiche e con un'efficienza minore”.

Anche se strutture industriali costose e ambientalmente invasive “come autostrade e viaggi aerei” diventeranno obsoleti, tecnologie come “Internet, computer, robotica, comunicazioni a lungo raggio, trasporti pubblici, case confortevoli, sicurezza alimentare ed altro” potrebbero rimanere accessibili col giusto approccio – anche se le società attraversano crisi disastrose nel breve termine. Bardi è sorprendentemente pratico circa il significato del suo studio. “Non sono un catastrofista”, mi ha detto. “Sfortunatamente, l'esaurimento è un fatto della vita, come la morte e le tasse. Non possiamo ignorare l'esaurimento – proprio come non è una buona idea ignorare la morte e le tasse...”


“Se insistiamo nell'investire gran parte di ciò che rimane per i combustibili fossili, allora siamo davvero condannati. Tuttavia penso che abbiamo ancora tempo per gestire la transizione. Per contrastare l'esaurimento, dobbiamo investire le risorse che ci rimangono in energia rinnovabile e tecnologie di riciclaggio efficienti – cose che non sono soggette ad esaurimento. E dobbiamo farlo prima che sia troppo tardi, cioè prima che il ritorno energetico dei combustibili fossili sia declinato così tanto che non ci rimane altro da investire”.

giovedì 12 giugno 2014

Oggi a Bruxelles la presentazione di "Extracted"





Per ulteriori dettagli vedi il blog del club di Roma. Qui di seguito, il film che accompagna la presentazione. Non avete idea di quante ore di lavoro ci sono volute per fare questa cosa che non dura nemmeno 10 minuti!

martedì 20 maggio 2014

La crisi delle terre rare: un segno dei tempi in arrivo?

Da2degrees”. Traduzione di MR

La crisi di disponibilità di terre rare sembra essersi allontanata, ma è un'anticipazione dei problemi che avremo?


Le terre rare non si trovano tipicamente in depositi economicamente sfruttabili.

di Ugo Bardi

L'embargo petrolifero del 1972 ci ha lasciati con una forte percezione di quanto siamo vulnerabili alle interruzioni della fornitura di risorse minerali. Queste preoccupazioni avrebbero potuto materializzarsi di nuovo quando nel 2010 la Cina ha annunciato che le sue esportazioni di terre rare sarebbero state ridotte. Visto che la Cina ha quasi il monopolio delle terre rare, i prezzi sono andati rapidamente alle stelle e tutto il mercato è stato in agitazione per alcuni anni, con diverse segnalazion di scarsità per applicazioni cruciali nell'industria elettronica. Ciononostante, la crisi delle terre rare sembra essere stata sopravvalutata, più che altro risultato delle nostre stesse paure. Oggi, la bolla è scoppiata e i prezzi delle terre rare sono crollati. Sono ancora più alti di quanto fossero in precedenza, ma la produzione non è calata e le paure di scarsità sembrano essersi ridimensionate. Quindi, come dovrebbe essere interpretata questa crisi? E' stato solo un fenomeno speculativo o segnala l'arrivo di problemi reali?

“Dopo la grande crisi petrolifera degli anni 70, il mondo non ha più conosciuto grandi crisi di risorse attribuite a fattori politici”.

Di certo la crisi delle terre rare ha colto di sorpresa molti di noi. Dopo la grande crisi petrolifera degli anni 70, il mondo non aveva più conosciuto grandi crisi di risorse attribuite a fattori politici. Questa calma è stata, molto probabilmente, il risultato del trionfo del fenomeno che chiamiamo “globalizzazione”. Col mondo che diventa un unico, enorme mercato per ogni tipo di bene, se un paese rifiuta di vendere una risorsa, i compratori possono semplicemente ottenerla altrove. La competizione spinge anche i venditori a tagliare i prezzi il più possibile e questo spesso significa trascurare il costo dell'inquinamento generato dall'estrazione.

Ma c'è un problema in questo mercato globale: è basato su un paradigma di abbondanza. Funziona finché le risorse sono sufficientemente abbondanti da permettere ai compratori di scegliere i venditori. Quando i venditori sono di meno o, peggio ancora, qualcuno ha il monopolio di una risorsa, allora le cose cambiano. I prezzi aumentano, i costi dell'inquinamento non vengono più trascurati e coloro che hanno il controllo della preziosa e rara risorsa sono tentati di usarla come arma economica, politica o persino militare. Questi fattori potrebbero essere stati alla base della crisi delle terre rare. I cinesi potrebbero aver ragionato sul fatto che le loro risorse erano preziose e limitate quindi che valesse la pena di conservarle. Un altro fattore che potrebbe averli portati a questa decisione è l'orrendo costo del danno causato dall'estrazione delle terre rare, spesso estratte con operazioni su piccola scala, pericolose ed inquinanti. Infatti, anche al di là del caso delle terre rare, il paradigma dell'abbondanza delle risorse minerali sembra che stia per uscire di scena.

Una serie di fattori stanno causando un aumento dei costi di estrazione; compresi più alti costi energetici, degrado dei minerali di alta densità e inquinamento in aumento. Questi maggiori costi generano ritorni economici decrescenti dell'estrazione e, di conseguenza, prezzi più alti per tutti i beni minerali. Allo stesso tempo, l'inquinamento collegato all'estrazione sta aumentando, per esempio in termini di emissioni di CO2 generati bruciando carbonio fossile. Vista sotto questa luce, la crisi delle terre rare di qualche anno fa, anche se non è più preoccupante in sé stessa, potrebbe essere stato un primo sintomo di quello che avverrà. Solo pochi anni dopo, stiamo assistendo ad una crisi molto più pesante per la globalizzazione con il conflitto in Ucraina che sembra segnalarci un ritorno ad un mondo a due blocchi (o, forse, più di due). Un fattore importante che ha creato questa crisi potrebbe essere stata la percezione che l'Ucraina potrebbe avere grandi risorse di gas di scisto nella valle di Lublin, nelle provincie occidentali. In una percezione di abbondanza, non avrebbe senso giungere a grandi crisi geopolitiche per queste risorse (o per qualsiasi singola risorsa). Ma in una percezione di scarsità è vero il contrario. Questi due effetti, infatti, sono due facce della stessa medaglia, una conseguenza del graduale esaurimento dei depositi di alta densità. Ciò che abbiamo visto con le terre rare è solo un sintomo di un nuovo mondo che sta arrivando.


Elaborato sulla base di dati da:  "Extracted, come la ricerca di ricchezza minerale sta saccheggiando il pianeta" di Ugo Bardi. Sarà pubblicato il 12 giugno da Chelsea Green e sarà disponibile attraverso tutti i canali principali e i rivenditori online. E' stato presentato nel 2013 come rapporto al Club di Roma, un think-tank internazionale, la cui missione è di intraprendere l'analisi e far crescere il dibattito su come ottenere un pianeta più resiliente e sostenibile. Per leggere altro, comprate il libro di Ugo Extracted: come la ricerca di ricchezza minerale sta saccheggiando il pianeta

giovedì 8 maggio 2014

Pubblicato il libro di Ugo Bardi “Extracted”

Da “Resource crisis”. Traduzione di MR

(una versione più breve, e anche un po' datata (2011), è disponibile in Italiano con il titolo "La Terra Svuotata"


Il mio nuovo libro, “Extracted” ora è in vendita. E' una versione aggiornata in inglese dell'originale in tedesco che è stata pubblicata lo scorso anno. Potete comprarlo direttamente dall'editore, Chelsea Green o dai soliti siti internet.

Questo libro è stato un grande lavoro, ma devo dire che sono molto contento del risultato finale e vorrei ringraziare i miei coautori, che hanno fornito le competenze specialistiche per gli “scorci” sui beni minerali specifici, lo staff di Chelsea Green per il loro aiuto altamente professionale, e lo staff del Club di Roma per aver reso possibile l'impresa.

Le prime reazioni al libro sembrano molto favorevoli, il che è, credo, un po' preoccupante. Per fortuna, c'è stata almeno una recensione negativa su Amazon.com da parte di qualcuno che dice che si sente “insultato” dal libro, ciononostante gli da una valutazione di tre stelle su cinque!

Ecco un esempio di recensione ricevuta, questa è apparsa su “Publishers Weekly”:

La nostra enorme infrastruttura di estrazione sta mostrando segni di tensione, scrive Bardi (I limiti dello Sviluppo Rivisitati), professore di chimica all'Università di Firenze, in questa perspicace, anche se pessimistica, descrizione della storia, del funzionamento e del futuro dell'industria. Tutti i minerali estratti che includono carbonio (carbone, petrolio e gas) sono risorse non rinnovabili la cui disponibilità sta già diminuendo. Tristemente, come col riscaldamento globale, ci sono scettici e negazionisti che insistono che (a) non è vero e (b) che la tecnologia sistemerà queste questioni. Gli stessi contraristi dichiarano, correttamente, che abbiamo estratto una percentuale minima di petrolio, ferro p persino di oro dalla crosta terrestre. Ma ignorano che, mentre la qualità del minerali diminuisce e l'estrazione diventa più difficile, il prezzo aumenta. Per esempio, platino (essenziale nei convertitori catalitici), argento e petrolio costano quattro volte di più che nel 2000. Questi presumono anche che la tecnologia produrrà una “macchina mineraria universale”, che consumerà pietra comune estraendone qualsiasi cosa di valore. Anche se in teoria sarebbe possibile, tale macchina richiederebbe immense quantità di energia, lasciandosi dietro una quantità di rifiuti impensabile. Bardi conclude che le cose devono cambiare e anche se il suo non è un libro incoraggiante, i lettori apprezzeranno il suo racconto intelligente, lucido e inquietante della nostra cattiva gestione delle risorse minerali . (May)

Quindi il libro sembra aver avuto una buona partenza, vedremo come procedono le cose. Il lancio "ufficiale" del libro avverrà a Brussels il 12 giugno.


mercoledì 7 maggio 2014

Rassegna stampa di Luis de Souza su energia e esaurimento delle risorse

Da “Resource crisis”. Traduzione di MR

Una panoramica che parte della recente pubblicazione di “Extracted” di uno dei coautori del libro, Luis de Souza, dal suo blog “At the edge of time”. In questo post Luis esamina principalmente i recenti sviluppi della crisi ucraina ed altre caratteristiche della situazione energetica mondiale. 

Rassegna stampa del 3 maggio 2014 - Extracted 

Di Luis de Souza


Due anni fa Ugo Bardi mi ha invitato a prendere parte alla redazione di un libro sulle materie prime. Ho passato gran parte del 2012 ricercando e scrivendo per produrre un capitolo su due metalli specifici: argento ed oro. Dopo una prima edizione del libro in tedesco dello scorso anno, è finalmente arrivata la versione in inglese, che sembra essere accolta calorosamente.

“Extracted” fornisce una panoramica sulla relazione fra la nostra società, l'economia e le riserve di materie prime che si trovano nella crosta terrestre. Queste riserve di fonti di neghentropia – entropia negativa, cioè materia organizzata e concentrata, al contrario di caos e dispersione – che alimentano le nostre industrie con con input a basso costo. Le difficoltà economiche che viviamo oggi sono strettamente collegate a un declino della qualità delle risorse necessarie per alimentare le nostre economie – cioè un aumento di entropia – che a un certo punto potrebbe anche tradursi in un declino dei tassi di estrazione.

Crisi delle risorse

Pubblicato “Extracted”

Ugo Bardi, 29-04-2014

“Il mio nuovo libro, “Extracted” ora è in vendita. E' una versione aggiornata in inglese dell'originale in tedesco che è stata pubblicata lo scorso anno. Potete averlo direttamente dall'editore, Chelsea Green o dalle fonti solite.

Questo libro è stato un grande lavoro, ma devo dire che sono molto contento del risultato finale e vorrei ringraziare i miei coautori, che hanno fornito le competenze specialistiche per gli “scorci” sui beni minerali specifici, lo staff di Chelsea Green per il loro aiuto altamente professionale e lo staff del Club di Roma per aver reso possibile l'impresa.

Le prime reazioni al libro sembrano molto favorevoli, il che è, credo, un po' preoccupante. Per fortuna, c'è stata almeno una recensione negativa su Amazon.com da parte di qualcuno che si definisce un creazionista. Dice che si sente “insultato” dal libro, ciononostante da una valutazione di tre stelle su cinque!”

Ma a breve termine le preoccupazioni sono più rivolte alla geo-politica delle materie prime. Mosca ha appena dato un ultimatum all'Ucraina riguardo ai suoi debiti per il gas, minacciando di tagliare le forniture dopo il 7 maggio. Qualche giorno dopo il FMI ha approvato un pacchetto di aiuto per i paesi in difficoltà, provando che il controllo è accompagnato da un conto.

The Telegraph

Ucraina: la Gazprom russa da un ultimatum per il 7 maggio sulle forniture di gas

Emily Gosden, 25-04-2014

Il gigante energetico controllato dallo stato russo Gazprom ha drasticamente aumentato la pressione sull'Ucraina, dando un ultimatum per il 7 maggio per saldare il debito non pagato di 3,5 miliardi di dollari o cominciare a pagare in anticipo il gas. Alexander Medvedev, vice amministratore delegato, ha avvertito che l'Europa deve aiutare l'Ucraina a pagare il conto – ed ulteriori 5 miliardi di dollari necessari per riempire gli impianti di immagazzinamento quest'estate – o affrontare “gravi problemi” con la fornitura di gas il prossimo inverno. Il 7 maggio, l'Ucraina dovrebbe pagare circa 3,5 miliardi di dollari per il gas che ha usato nei mesi scorsi, ha detto il signor Medvedev. Se non venissero pagati, la Gazprom smetterebbe di fornire gas all'Ucraina per l'uso domestico da giugno, a meno che non venga pagato in anticipo. 

Ecco una delle ragioni per cui la Russia non può lasciare semplicemente che l'Ucraina passi nella sfera di influenza degli Stati Uniti. E perché estendere la NATO così lontano sia un'idea così terribile.

Il Contra Corner di David Stockman

Perché il partito della guerra sta giocando col fuoco: gran parte del complesso industriale-militare di Putin si trova nell'Ucraina orientale!

Pater Tenebrarum, 30-04-2014

Tuttavia, risulta che ci sia qualcos'altro che rende l'est dell'Ucraina particolarmente importante – per la Russia. Quando l'Ucraina si è separata dall'Unione Sovietica, si è portata via con sé il 30% dell'industria del paese – in particolare un bel pezzo della sua industria della difesa. Come evidenziato in un articolo del Financial Times di Jan Cienski, il complesso militare-industriale della Russia rimane fortemente dipendente dai ricambi prodotti nelle fabbriche ucraine – e non a caso le loro consegne di recente sono state fermate. Questo getta una nuova luce sul passo indietro rispetto ai precedenti sconti sul gas e sulla decisione di minacciare uno stop delle consegne a meno che il governo ucraino non paghi il suo debito con la Gazprom. Occhio per occhio. Tuttavia, ci sono implicazioni aggiuntive. [...]

L'articolo evidenzia ulteriormente che 'invadere l'Ucraina per prendere possesso di questi impianti sarebbe un modo in stile 19° secolo di guardare ad una relazione da 21° secolo', una valutazione con la quale si dovrebbe essere d'accordo. In assenza delle attuali tensioni, le fabbriche ucraine venderebbero ancora questi ricambi, dopo tutto – è il loro business e non possono mangiarseli. Siccome molti dei ricambi sono altamente specifici, non sarà facile riadattare le fabbriche, in special modo per un paese che è essenzialmente in bancarotta come l'Ucraina. La Russia del presidente Putin invaderebbe l'Ucraina per questo? Ne dubitiamo veramente. Tuttavia, la Russia non è un paese monolitico governato da un dittatore onnipotente. Putin ha un grande vantaggio al momento perché sta godendo di tassi di popolarità incredibili in Russia (a metà marzo, erano al nuovo massimo del 76%). Dodici volte più persone hanno detto che loro “piace e che provano anche ammirazione per lui”, rispetto a quelli che esprimono disapprovazione. Alcuni risultati recenti di questionari dettagliati si trovano qui.

In Iraq hanno avuto luogo delle elezioni-farsa in cui hanno partecipato 270 partiti per 320 seggi in parlamento. I vincitori prenderanno di fatto il potere su Baghdad e una piccola altra parte del paese. Il fronte della guerra continua ad approssimarsi alla capitale, sia da est sia da nord.

New York Times

I militanti costituiscono una minaccia alla vigilia delle elezioni nazionali in Iraq

Tim Arango e Duraid Adnan, 28-04-2014

La realtà, cui il governo sembra impotente a porre rimedio, offre un post scriptum che fa pensare alla guerra americana e a un contesto volatile per le elezioni programmate per mercoledì. Il voto rappresenterà le prime elezioni nazionali dell'Iraq dal ritiro delle forze statunitensi alla fine del 2011 ed è chiaro che si terranno in mezzo a violenze che crescono rapidamente e a un bagno di sangue settario. Lunedì, sei attentatori suicidi hanno colpito sedi elettorali in tutto il paese mentre le forze di sicurezza hanno votato in anticipo, uccidendo almeno 27 persone, dicono i funzionari. La più grande paura, comunque, è che stavolta non si torna indietro, che la divisione settaria della nazione diventerà radicata mentre il governo concentra le sue forze per proteggere il suo seggio di potere a Baghdad. Con una battaglia ad Abu Ghraib, sul margine occidentale di Baghdad e a meno di 20 miglia dal centro della città, di recente il governo ha chiuso la prigione locale. Gli insorti hanno guadagnato forza nella provincia di Salahuddin Province, a nord di Baghdad, e in quella di Diyala Province, a nordest della capitale. “Tutte le frecce sono puntate su Baghdad ora”, ha detto Jessica D. Lewis, direttore di ricerca all'Istituto per lo Studio della Guerra, che ha seguito da vicino il combattimento ad Anbar.

In siti Web come PeakOilBarrel.com la precisione delle cifre pubblicate dalla EIA sulla produzione del gas negli Stati Uniti sono state messe in discussione in un modo o nell'altro per un po' di tempo. Questa settimana mi sono imbattuto nell'articolo sotto, che espone quello che appare essere una manipolazione deliberata dei dati.

Post Carbon Institute 

La EIA sta gravemente esagerando la produzione di gas di scisto nel suo rapporto di produttività delle trivellazioni

David Hughes, 21-04-2014

“La produzione di gas naturale dai margini del campo di Marcellus negli Stati Uniti più vicina ai 15 miliardi di piedi cubici al giorno: dice la EIA”, dichiarava il titolo di Platts che ha attratto la mia attenzione, visto che gli ultimi dati sul gas di scisto del campo di Marcellus di Pennsylvania e Virginia Occidentale indicavano che la produzione era inferiore ai 12 miliardi di piedi cubici al giorno. Questo titolo era basato sull'ultimo numero del nuovo Rapporto di Produttività delle Trivellazioni mensile della EIA pubblicato il 14 aprile. Leggendo ulteriormente, l'articolo ha dichiarato che il campo di scisto di Haynesville “ha raggiunto il picco a circa 10 miliardi di piedi cubici al giorno nel 2011. Questi errori sono gravi esagerazioni della realtà e necessitano di ulteriore investigazione, visto che il Rapporto di Produttività delle Trivellazioni della EIA è molto letto e citato nei media. Per fortuna la EIA pubblica anche dati di produzione indipendente per campo singoli campi di scisto nel suo Aggiornamento Settimanale sul Gas Naturale. Un controllo dei dati di produzione di Marcellus ha rivelato che era ad 11,8 miliardi di piedi cubici al giorno in febbraio e che Haynesville aveva in effetti raggiunto il picco a 7,2 miliardi di piedi cubici al giorno nel novembre 2011. Queste cifre sono corroborate anche da Drillinginfo, un database commerciale che viene utilizzato dalla EIA.

Il punto di vista erroneo che la EIA (e più ampiamente dell'amministrazione Obama) ha cercato di trasmettere  riguardo alle riserve a alla produzione di gas nel loro paese è un chiaro tentativo di adescare gli investitori verso un'industria dubbia. Finora sta funzionando, dei soldi a basso costo sono stati prontamente disponibili per aziende che spendono di gran lunga di più di quanto guadagnano. Finché un giorno non li chiameremo “subprime delle scisto”.

Bloomberg 

La sagra dei trivellatori dello scisto sul debito-spazzatura per restare nel giro

Asjylyn Loder, 30-04-2014

La Rice Energy Inc. (RICE), un produttore di gas naturale con credito a rischio, ha raccolto 900 milioni di dollari in tre giorni questo mese, 150 milioni in più di quelli di cui aveva originariamente bisogno. Non male come prima emissione dopo essere entrata in borsa in gennaio per l'azienda con base a Canonsburg, in Pennsylvania. Specialmente a causa del fatto che ha perso soldi per tre anni consecutivi, ha trivellato meno di 50 pozzi – la maggior parte chiamati come supereroi o monster trucks – è ha detto che spenderà 4,09 dollari per ogni dollaro che guadagnerà nel 2014. La spinta degli Stati Uniti per l'indipendenza energetica è sostenuta da un'ondata di indebitamento a tassi-spazzatura che è stata tanto vitale quanto le innovazioni tecnologiche che hanno permesso la baldoria delle trivellazioni. Mentre il mercato del debito ad alto rendimento è raddoppiato in dimensione dalla fine del 2004, la quantità emessa dalle aziende di esplorazione e produzione è cresciuto di nove volte, secondo Barclays Plc. E' questo che mantiene in vita la rivoluzione dello scisto anche se le aziende spendono soldi più rapidamente di quanto non ne guadagnino. “C'è molto aiuto finanziario ora che viene bevuto dagli investitori”, dice Tim Gramatovich, che aiuta a gestire più di 800 milioni di dollari come responsabile degli investimenti della Peritus Asset Management LLC di Santa Barbara, California. “Le persone perdono la propria disciplina, Smettono di fare i calcoli. Smettono di fare i conti. Stanno semplicemente sognando il sogno e è questo che sta accadendo col boom dello scisto”. 

Un'altra cattiva notizia per il settore del petrolio e del gas negli Stati Uniti è la possibilità crescente di un regolamento ambientale che sta per essere attuato. Prima era una protezione dell'approvvigionamento di acqua potabile, più di recente per i terremoto, ma ora sembra che la minaccia maggiore sia l'esplosione.

OilPrice.com

Questo problema sta per esplodere per Big Oil?

Dave Forest, 28-04-2014

Non è un segreto che la produzione di petrolio è aumentata in molte parti del Nord America di recente. Spesso in aree che hanno infrastrutture limitate in termini di linee di distribuzione – specialmente per il gas naturale. Ciò significa che i produttori devono bruciare tutto il gas prodotto durante la produzione di petrolio. Lo bruciano semplicemente perché non c'è un modo di farlo arrivare sul mercato. Ma questo mese due governi regionali hanno detto che il flaring del gas deve finire. Il più critico è il Nord Dakota, dove il Dipartimento delle Risorse Minerali dello stato sta approntando nuove regole per limitare il flaring.

L'ipotesi della Cina che approfitta dei prezzi dell'oro relativamente bassi per costruire una riserva strategica rilevante del suo metallo monetario è girata per circa un anno. Ora anche i media mainstraem contemplano questa ipotesi. Questa storia è parte di un piano più ampio che ci riporta a “Extracted”, la difficoltà di trovare accesso a risorse di alta qualità sta portando via il potere alle vecchie strutture di potere.

Reuters 

La Cina permette le importazioni di oro via Pechino, dicono alcune fonti, fra voci di acquisto di riserve

20-04-2014

La Cina non rilascia alcun dato di mercato sull'oro. Il solo modo in cui i mercati dell'oro possono avere un'idea degli acquisti cinesi è dalla pubblicazione mensile dei dati sull'esportazione da parte di Hong Kong, che lo scorso anno ha fornito 53 miliardi in controvalore di oro alla terraferma. “Abbiamo già cominciato a spedire materiali direttamente a Pechino”, ha detto una fonte dell'industria, che non ha voluto essere nominata perché non autorizzato a parlare ai media. Le quantità portate dentro finora sono piccole, in quanto le importazioni via Pechino sono state permesse soltanto dal primo quarto di quest'anno, ha detto la fonte. Si pensa che la Banca Popolare Cinese (BPC) lo aggiunga alle sue riserve auree, secondo il Consiglio Mondiale per l'Oro (CMO), in quanto sembra diversificarsi dal Tesoro statunitense. La banca centrale raramente rivela i numeri. La caduta dell'oro del 28% dello scorso anno e il record cinese delle importazioni nel 2013 hanno innescato delle speculazioni secondo le quali la BPC abbia aggiunto quantità significative di oro alle proprie riserve e potrebbe probabilmente fare un annuncio entro quest'anno. 

Un editore del Financial Times che propone la nazionalizzazione delle banche? Sì, la crisi sta forzando il ripensamento delle strutture e dei sistemi tradizionali. Mentre ci si possono attendere conseguenze positive da un tale cambiamento, il nostro non è esattamente un problema di soldi, a prescindere da quanto possano essere delusi i monetaristi.

Financial Times

Togliere alle banche private il loro potere di creare soldi

Martin Wolf, 24-04-2014

L'attività bancaria pertanto non è una normale attività di mercato, perché fornisce due beni pubblici collegati: i soldi e la rete dei pagamenti. Da un lato dei bilanci bancari si trovano i beni a rischio, dall'altra parte si trovano le passività che il pubblico crede siano sicure. E' per questo che le banche centrali agiscono come prestatrici di ultima istanza e i governi forniscono l'assicurazione sui depositi e le iniezioni di capitale. E' anche il motivo per cui l'attività bancaria è fortemente regolata. Eppure i cicli del credito sono ancora enormemente destabilizzanti. Cosa si deve fare? Una risposta minima lascerebbe questa industria in gran parte com'è, a parte irrigidire il regolamento e insistere sul fatto che una percentuale maggiore del bilancio sia finanziata da capitale o da un assorbimento credibile delle perdite. Un capitale più alto è la raccomandazione fatta da Anat Admati di Stanford and Martin Hellwig del Max Planck Institute su “I nuovi abiti dei banchieri”. Una risposta massima sarebbe dare allo stato il monopolio della creazione di soldi. 

Ora un po' di spazio alle energie rinnovabili. Ho seguito particolarmente da vicino lo sviluppo e il dislocamento dei sistemi energetici delle onde Palami in Portogallo qualche anno fa. Sono stati in acqua solo un paio di mesi, per poi svanire nell'oblio in seguito. L'energia delle onde è in effetti una risorsa promettente ma la tecnologia è lontana dall'essere pronta, come dice in dettaglio l'articolo sotto.

Environment360

Perché l'energia delle onde è rimasta tanto indietro come fonte energetica

Dave Levitan, 28-04-2014

Non è difficile immaginare cosa sia l'energia eolica – a questo punto tutti quanti abbiamo visto le turbine imponenti che punteggiano il panorama. La stessa cosa è per l'energia solare e i pannelli che si stanno diffondendo sui tetti di tutto il mondo. Ma c'è un'altra forma di energia rinnovabile, disponibile in enormi quantità, che non riporta nulla alla mente: com'è fatta la tecnologia dell'energia dalle onde? Eolico e solare sono decollati negli ultimi due decenni, in quanto i costi sono scesi rapidamente e le minacce del cambiamento climatico hanno reso chiara la necessità di transitare via dai combustibili fossili. Nel frattempo, numerosi studi hanno concluso che l'energie delle onde – e in misura minore quella delle maree – potrebbe contribuire con quantità massicce al quadro energetico generale. Ma mentre l'industria ha fatto progressi incerti, gli esperti sono d'accordo sul fatto che essa rimane di decenni indietro rispetto ad altre forme di rinnovabili, con grandi quantità di soldi e ricerca necessari perché possa almeno recuperare. 

La maturità è una cosa di cui il FV non manca. Sotto, un esempio notevole di penetrazione di questo mercato che fornisce energia alle comunità povere che probabilmente non possono permettersi di prendere elettricità dalla rete.

Deutsche Wella 

L'energia solare illumina le vite in Kenya

Victoria Averill, 29-04-2014

Daniel Tempes Olonapa, di 52 anni, si trova fuori dalla sua serra arroccata sulla cima di una collina prospiciente gli edifici imponenti della capitale del Kenya, Nairobi. Indica due pannelli neri della dimensione di un foglio di carta sopra il suo tetto. “Li può vedere?” chiede Daniel, indicando concitatamente i pannelli. “Sono piccoli, ma sono molto potenti. Li ho installati io stesso lassù e messo le batterie. Poi quando arriva il sole abbiamo luce, possiamo caricare i nostri cellulari. I miei sei figli [sic, ndt] possono fare i loro compiti di notte”. L'azienda è impegnata nella missione di fornire energia solare economica, pulita e sotenibile alle migliaia di kenioti esclusi dalla rete come Daniel, che fino ad ora hanno solo sognato di essere attaccati alla rete elettrica. M-Kopa ha messo insieme le ultime tecnologie solari con pannelli solari di alta qualità, batterie e luci e le sta vendendo nei chioschi e nei negozi in tutto il Kenya.


I seguaci europei potrebbero voler leggere il commento di metà settimana sul primo dibattito presidenziale. Buon fine settimana.