mercoledì 7 maggio 2014

Rassegna stampa di Luis de Souza su energia e esaurimento delle risorse

Da “Resource crisis”. Traduzione di MR

Una panoramica che parte della recente pubblicazione di “Extracted” di uno dei coautori del libro, Luis de Souza, dal suo blog “At the edge of time”. In questo post Luis esamina principalmente i recenti sviluppi della crisi ucraina ed altre caratteristiche della situazione energetica mondiale. 

Rassegna stampa del 3 maggio 2014 - Extracted 

Di Luis de Souza


Due anni fa Ugo Bardi mi ha invitato a prendere parte alla redazione di un libro sulle materie prime. Ho passato gran parte del 2012 ricercando e scrivendo per produrre un capitolo su due metalli specifici: argento ed oro. Dopo una prima edizione del libro in tedesco dello scorso anno, è finalmente arrivata la versione in inglese, che sembra essere accolta calorosamente.

“Extracted” fornisce una panoramica sulla relazione fra la nostra società, l'economia e le riserve di materie prime che si trovano nella crosta terrestre. Queste riserve di fonti di neghentropia – entropia negativa, cioè materia organizzata e concentrata, al contrario di caos e dispersione – che alimentano le nostre industrie con con input a basso costo. Le difficoltà economiche che viviamo oggi sono strettamente collegate a un declino della qualità delle risorse necessarie per alimentare le nostre economie – cioè un aumento di entropia – che a un certo punto potrebbe anche tradursi in un declino dei tassi di estrazione.

Crisi delle risorse

Pubblicato “Extracted”

Ugo Bardi, 29-04-2014

“Il mio nuovo libro, “Extracted” ora è in vendita. E' una versione aggiornata in inglese dell'originale in tedesco che è stata pubblicata lo scorso anno. Potete averlo direttamente dall'editore, Chelsea Green o dalle fonti solite.

Questo libro è stato un grande lavoro, ma devo dire che sono molto contento del risultato finale e vorrei ringraziare i miei coautori, che hanno fornito le competenze specialistiche per gli “scorci” sui beni minerali specifici, lo staff di Chelsea Green per il loro aiuto altamente professionale e lo staff del Club di Roma per aver reso possibile l'impresa.

Le prime reazioni al libro sembrano molto favorevoli, il che è, credo, un po' preoccupante. Per fortuna, c'è stata almeno una recensione negativa su Amazon.com da parte di qualcuno che si definisce un creazionista. Dice che si sente “insultato” dal libro, ciononostante da una valutazione di tre stelle su cinque!”

Ma a breve termine le preoccupazioni sono più rivolte alla geo-politica delle materie prime. Mosca ha appena dato un ultimatum all'Ucraina riguardo ai suoi debiti per il gas, minacciando di tagliare le forniture dopo il 7 maggio. Qualche giorno dopo il FMI ha approvato un pacchetto di aiuto per i paesi in difficoltà, provando che il controllo è accompagnato da un conto.

The Telegraph

Ucraina: la Gazprom russa da un ultimatum per il 7 maggio sulle forniture di gas

Emily Gosden, 25-04-2014

Il gigante energetico controllato dallo stato russo Gazprom ha drasticamente aumentato la pressione sull'Ucraina, dando un ultimatum per il 7 maggio per saldare il debito non pagato di 3,5 miliardi di dollari o cominciare a pagare in anticipo il gas. Alexander Medvedev, vice amministratore delegato, ha avvertito che l'Europa deve aiutare l'Ucraina a pagare il conto – ed ulteriori 5 miliardi di dollari necessari per riempire gli impianti di immagazzinamento quest'estate – o affrontare “gravi problemi” con la fornitura di gas il prossimo inverno. Il 7 maggio, l'Ucraina dovrebbe pagare circa 3,5 miliardi di dollari per il gas che ha usato nei mesi scorsi, ha detto il signor Medvedev. Se non venissero pagati, la Gazprom smetterebbe di fornire gas all'Ucraina per l'uso domestico da giugno, a meno che non venga pagato in anticipo. 

Ecco una delle ragioni per cui la Russia non può lasciare semplicemente che l'Ucraina passi nella sfera di influenza degli Stati Uniti. E perché estendere la NATO così lontano sia un'idea così terribile.

Il Contra Corner di David Stockman

Perché il partito della guerra sta giocando col fuoco: gran parte del complesso industriale-militare di Putin si trova nell'Ucraina orientale!

Pater Tenebrarum, 30-04-2014

Tuttavia, risulta che ci sia qualcos'altro che rende l'est dell'Ucraina particolarmente importante – per la Russia. Quando l'Ucraina si è separata dall'Unione Sovietica, si è portata via con sé il 30% dell'industria del paese – in particolare un bel pezzo della sua industria della difesa. Come evidenziato in un articolo del Financial Times di Jan Cienski, il complesso militare-industriale della Russia rimane fortemente dipendente dai ricambi prodotti nelle fabbriche ucraine – e non a caso le loro consegne di recente sono state fermate. Questo getta una nuova luce sul passo indietro rispetto ai precedenti sconti sul gas e sulla decisione di minacciare uno stop delle consegne a meno che il governo ucraino non paghi il suo debito con la Gazprom. Occhio per occhio. Tuttavia, ci sono implicazioni aggiuntive. [...]

L'articolo evidenzia ulteriormente che 'invadere l'Ucraina per prendere possesso di questi impianti sarebbe un modo in stile 19° secolo di guardare ad una relazione da 21° secolo', una valutazione con la quale si dovrebbe essere d'accordo. In assenza delle attuali tensioni, le fabbriche ucraine venderebbero ancora questi ricambi, dopo tutto – è il loro business e non possono mangiarseli. Siccome molti dei ricambi sono altamente specifici, non sarà facile riadattare le fabbriche, in special modo per un paese che è essenzialmente in bancarotta come l'Ucraina. La Russia del presidente Putin invaderebbe l'Ucraina per questo? Ne dubitiamo veramente. Tuttavia, la Russia non è un paese monolitico governato da un dittatore onnipotente. Putin ha un grande vantaggio al momento perché sta godendo di tassi di popolarità incredibili in Russia (a metà marzo, erano al nuovo massimo del 76%). Dodici volte più persone hanno detto che loro “piace e che provano anche ammirazione per lui”, rispetto a quelli che esprimono disapprovazione. Alcuni risultati recenti di questionari dettagliati si trovano qui.

In Iraq hanno avuto luogo delle elezioni-farsa in cui hanno partecipato 270 partiti per 320 seggi in parlamento. I vincitori prenderanno di fatto il potere su Baghdad e una piccola altra parte del paese. Il fronte della guerra continua ad approssimarsi alla capitale, sia da est sia da nord.

New York Times

I militanti costituiscono una minaccia alla vigilia delle elezioni nazionali in Iraq

Tim Arango e Duraid Adnan, 28-04-2014

La realtà, cui il governo sembra impotente a porre rimedio, offre un post scriptum che fa pensare alla guerra americana e a un contesto volatile per le elezioni programmate per mercoledì. Il voto rappresenterà le prime elezioni nazionali dell'Iraq dal ritiro delle forze statunitensi alla fine del 2011 ed è chiaro che si terranno in mezzo a violenze che crescono rapidamente e a un bagno di sangue settario. Lunedì, sei attentatori suicidi hanno colpito sedi elettorali in tutto il paese mentre le forze di sicurezza hanno votato in anticipo, uccidendo almeno 27 persone, dicono i funzionari. La più grande paura, comunque, è che stavolta non si torna indietro, che la divisione settaria della nazione diventerà radicata mentre il governo concentra le sue forze per proteggere il suo seggio di potere a Baghdad. Con una battaglia ad Abu Ghraib, sul margine occidentale di Baghdad e a meno di 20 miglia dal centro della città, di recente il governo ha chiuso la prigione locale. Gli insorti hanno guadagnato forza nella provincia di Salahuddin Province, a nord di Baghdad, e in quella di Diyala Province, a nordest della capitale. “Tutte le frecce sono puntate su Baghdad ora”, ha detto Jessica D. Lewis, direttore di ricerca all'Istituto per lo Studio della Guerra, che ha seguito da vicino il combattimento ad Anbar.

In siti Web come PeakOilBarrel.com la precisione delle cifre pubblicate dalla EIA sulla produzione del gas negli Stati Uniti sono state messe in discussione in un modo o nell'altro per un po' di tempo. Questa settimana mi sono imbattuto nell'articolo sotto, che espone quello che appare essere una manipolazione deliberata dei dati.

Post Carbon Institute 

La EIA sta gravemente esagerando la produzione di gas di scisto nel suo rapporto di produttività delle trivellazioni

David Hughes, 21-04-2014

“La produzione di gas naturale dai margini del campo di Marcellus negli Stati Uniti più vicina ai 15 miliardi di piedi cubici al giorno: dice la EIA”, dichiarava il titolo di Platts che ha attratto la mia attenzione, visto che gli ultimi dati sul gas di scisto del campo di Marcellus di Pennsylvania e Virginia Occidentale indicavano che la produzione era inferiore ai 12 miliardi di piedi cubici al giorno. Questo titolo era basato sull'ultimo numero del nuovo Rapporto di Produttività delle Trivellazioni mensile della EIA pubblicato il 14 aprile. Leggendo ulteriormente, l'articolo ha dichiarato che il campo di scisto di Haynesville “ha raggiunto il picco a circa 10 miliardi di piedi cubici al giorno nel 2011. Questi errori sono gravi esagerazioni della realtà e necessitano di ulteriore investigazione, visto che il Rapporto di Produttività delle Trivellazioni della EIA è molto letto e citato nei media. Per fortuna la EIA pubblica anche dati di produzione indipendente per campo singoli campi di scisto nel suo Aggiornamento Settimanale sul Gas Naturale. Un controllo dei dati di produzione di Marcellus ha rivelato che era ad 11,8 miliardi di piedi cubici al giorno in febbraio e che Haynesville aveva in effetti raggiunto il picco a 7,2 miliardi di piedi cubici al giorno nel novembre 2011. Queste cifre sono corroborate anche da Drillinginfo, un database commerciale che viene utilizzato dalla EIA.

Il punto di vista erroneo che la EIA (e più ampiamente dell'amministrazione Obama) ha cercato di trasmettere  riguardo alle riserve a alla produzione di gas nel loro paese è un chiaro tentativo di adescare gli investitori verso un'industria dubbia. Finora sta funzionando, dei soldi a basso costo sono stati prontamente disponibili per aziende che spendono di gran lunga di più di quanto guadagnano. Finché un giorno non li chiameremo “subprime delle scisto”.

Bloomberg 

La sagra dei trivellatori dello scisto sul debito-spazzatura per restare nel giro

Asjylyn Loder, 30-04-2014

La Rice Energy Inc. (RICE), un produttore di gas naturale con credito a rischio, ha raccolto 900 milioni di dollari in tre giorni questo mese, 150 milioni in più di quelli di cui aveva originariamente bisogno. Non male come prima emissione dopo essere entrata in borsa in gennaio per l'azienda con base a Canonsburg, in Pennsylvania. Specialmente a causa del fatto che ha perso soldi per tre anni consecutivi, ha trivellato meno di 50 pozzi – la maggior parte chiamati come supereroi o monster trucks – è ha detto che spenderà 4,09 dollari per ogni dollaro che guadagnerà nel 2014. La spinta degli Stati Uniti per l'indipendenza energetica è sostenuta da un'ondata di indebitamento a tassi-spazzatura che è stata tanto vitale quanto le innovazioni tecnologiche che hanno permesso la baldoria delle trivellazioni. Mentre il mercato del debito ad alto rendimento è raddoppiato in dimensione dalla fine del 2004, la quantità emessa dalle aziende di esplorazione e produzione è cresciuto di nove volte, secondo Barclays Plc. E' questo che mantiene in vita la rivoluzione dello scisto anche se le aziende spendono soldi più rapidamente di quanto non ne guadagnino. “C'è molto aiuto finanziario ora che viene bevuto dagli investitori”, dice Tim Gramatovich, che aiuta a gestire più di 800 milioni di dollari come responsabile degli investimenti della Peritus Asset Management LLC di Santa Barbara, California. “Le persone perdono la propria disciplina, Smettono di fare i calcoli. Smettono di fare i conti. Stanno semplicemente sognando il sogno e è questo che sta accadendo col boom dello scisto”. 

Un'altra cattiva notizia per il settore del petrolio e del gas negli Stati Uniti è la possibilità crescente di un regolamento ambientale che sta per essere attuato. Prima era una protezione dell'approvvigionamento di acqua potabile, più di recente per i terremoto, ma ora sembra che la minaccia maggiore sia l'esplosione.

OilPrice.com

Questo problema sta per esplodere per Big Oil?

Dave Forest, 28-04-2014

Non è un segreto che la produzione di petrolio è aumentata in molte parti del Nord America di recente. Spesso in aree che hanno infrastrutture limitate in termini di linee di distribuzione – specialmente per il gas naturale. Ciò significa che i produttori devono bruciare tutto il gas prodotto durante la produzione di petrolio. Lo bruciano semplicemente perché non c'è un modo di farlo arrivare sul mercato. Ma questo mese due governi regionali hanno detto che il flaring del gas deve finire. Il più critico è il Nord Dakota, dove il Dipartimento delle Risorse Minerali dello stato sta approntando nuove regole per limitare il flaring.

L'ipotesi della Cina che approfitta dei prezzi dell'oro relativamente bassi per costruire una riserva strategica rilevante del suo metallo monetario è girata per circa un anno. Ora anche i media mainstraem contemplano questa ipotesi. Questa storia è parte di un piano più ampio che ci riporta a “Extracted”, la difficoltà di trovare accesso a risorse di alta qualità sta portando via il potere alle vecchie strutture di potere.

Reuters 

La Cina permette le importazioni di oro via Pechino, dicono alcune fonti, fra voci di acquisto di riserve

20-04-2014

La Cina non rilascia alcun dato di mercato sull'oro. Il solo modo in cui i mercati dell'oro possono avere un'idea degli acquisti cinesi è dalla pubblicazione mensile dei dati sull'esportazione da parte di Hong Kong, che lo scorso anno ha fornito 53 miliardi in controvalore di oro alla terraferma. “Abbiamo già cominciato a spedire materiali direttamente a Pechino”, ha detto una fonte dell'industria, che non ha voluto essere nominata perché non autorizzato a parlare ai media. Le quantità portate dentro finora sono piccole, in quanto le importazioni via Pechino sono state permesse soltanto dal primo quarto di quest'anno, ha detto la fonte. Si pensa che la Banca Popolare Cinese (BPC) lo aggiunga alle sue riserve auree, secondo il Consiglio Mondiale per l'Oro (CMO), in quanto sembra diversificarsi dal Tesoro statunitense. La banca centrale raramente rivela i numeri. La caduta dell'oro del 28% dello scorso anno e il record cinese delle importazioni nel 2013 hanno innescato delle speculazioni secondo le quali la BPC abbia aggiunto quantità significative di oro alle proprie riserve e potrebbe probabilmente fare un annuncio entro quest'anno. 

Un editore del Financial Times che propone la nazionalizzazione delle banche? Sì, la crisi sta forzando il ripensamento delle strutture e dei sistemi tradizionali. Mentre ci si possono attendere conseguenze positive da un tale cambiamento, il nostro non è esattamente un problema di soldi, a prescindere da quanto possano essere delusi i monetaristi.

Financial Times

Togliere alle banche private il loro potere di creare soldi

Martin Wolf, 24-04-2014

L'attività bancaria pertanto non è una normale attività di mercato, perché fornisce due beni pubblici collegati: i soldi e la rete dei pagamenti. Da un lato dei bilanci bancari si trovano i beni a rischio, dall'altra parte si trovano le passività che il pubblico crede siano sicure. E' per questo che le banche centrali agiscono come prestatrici di ultima istanza e i governi forniscono l'assicurazione sui depositi e le iniezioni di capitale. E' anche il motivo per cui l'attività bancaria è fortemente regolata. Eppure i cicli del credito sono ancora enormemente destabilizzanti. Cosa si deve fare? Una risposta minima lascerebbe questa industria in gran parte com'è, a parte irrigidire il regolamento e insistere sul fatto che una percentuale maggiore del bilancio sia finanziata da capitale o da un assorbimento credibile delle perdite. Un capitale più alto è la raccomandazione fatta da Anat Admati di Stanford and Martin Hellwig del Max Planck Institute su “I nuovi abiti dei banchieri”. Una risposta massima sarebbe dare allo stato il monopolio della creazione di soldi. 

Ora un po' di spazio alle energie rinnovabili. Ho seguito particolarmente da vicino lo sviluppo e il dislocamento dei sistemi energetici delle onde Palami in Portogallo qualche anno fa. Sono stati in acqua solo un paio di mesi, per poi svanire nell'oblio in seguito. L'energia delle onde è in effetti una risorsa promettente ma la tecnologia è lontana dall'essere pronta, come dice in dettaglio l'articolo sotto.

Environment360

Perché l'energia delle onde è rimasta tanto indietro come fonte energetica

Dave Levitan, 28-04-2014

Non è difficile immaginare cosa sia l'energia eolica – a questo punto tutti quanti abbiamo visto le turbine imponenti che punteggiano il panorama. La stessa cosa è per l'energia solare e i pannelli che si stanno diffondendo sui tetti di tutto il mondo. Ma c'è un'altra forma di energia rinnovabile, disponibile in enormi quantità, che non riporta nulla alla mente: com'è fatta la tecnologia dell'energia dalle onde? Eolico e solare sono decollati negli ultimi due decenni, in quanto i costi sono scesi rapidamente e le minacce del cambiamento climatico hanno reso chiara la necessità di transitare via dai combustibili fossili. Nel frattempo, numerosi studi hanno concluso che l'energie delle onde – e in misura minore quella delle maree – potrebbe contribuire con quantità massicce al quadro energetico generale. Ma mentre l'industria ha fatto progressi incerti, gli esperti sono d'accordo sul fatto che essa rimane di decenni indietro rispetto ad altre forme di rinnovabili, con grandi quantità di soldi e ricerca necessari perché possa almeno recuperare. 

La maturità è una cosa di cui il FV non manca. Sotto, un esempio notevole di penetrazione di questo mercato che fornisce energia alle comunità povere che probabilmente non possono permettersi di prendere elettricità dalla rete.

Deutsche Wella 

L'energia solare illumina le vite in Kenya

Victoria Averill, 29-04-2014

Daniel Tempes Olonapa, di 52 anni, si trova fuori dalla sua serra arroccata sulla cima di una collina prospiciente gli edifici imponenti della capitale del Kenya, Nairobi. Indica due pannelli neri della dimensione di un foglio di carta sopra il suo tetto. “Li può vedere?” chiede Daniel, indicando concitatamente i pannelli. “Sono piccoli, ma sono molto potenti. Li ho installati io stesso lassù e messo le batterie. Poi quando arriva il sole abbiamo luce, possiamo caricare i nostri cellulari. I miei sei figli [sic, ndt] possono fare i loro compiti di notte”. L'azienda è impegnata nella missione di fornire energia solare economica, pulita e sotenibile alle migliaia di kenioti esclusi dalla rete come Daniel, che fino ad ora hanno solo sognato di essere attaccati alla rete elettrica. M-Kopa ha messo insieme le ultime tecnologie solari con pannelli solari di alta qualità, batterie e luci e le sta vendendo nei chioschi e nei negozi in tutto il Kenya.


I seguaci europei potrebbero voler leggere il commento di metà settimana sul primo dibattito presidenziale. Buon fine settimana.