venerdì 26 aprile 2013

La vittoria è a portata di mano per il movimento per il clima?


Da “paulgilding.com”. Traduzione di MR

Di Paul Gilding


Ci sono segni che indicano che il movimento per il clima possa essere sulla soglia di una notevole e sorprendente vittoria. Se leggiamo l'attuale contesto correttamente e se il movimento è in grado di adattare la propria strategia per cogliere l'opportunità che si presenta, si potrebbe introdurre nella più rapida e drammatica trasformazione economica della storia. Questo comporterebbe la rimozione dell'industria del petrolio, carbone e gas dall'economia in soli pochi decenni e la loro sostituzione con nuove industrie e, in gran parte, aziende del tutto nuove. Sarebbe il più grande trasferimento di ricchezza e potere fra industrie e paesi che il mondo abbia mai visto.

Per capire questo incredibile potenziale, prima dobbiamo fare un passo indietro e capire la struttura unica del movimento per il cambiamento sociale, che potrebbe classificarsi fra i più influenti della storia. E' semplicistico caratterizzarli come un'alleanza di organizzazioni di base e di attivisti puntata contro un avversario ricco e ben connesso. Mentre questa è parte della storia, si capisce con più precisione come un'idea i cui tentacoli raggiungono ogni strato del governo, delle più grandi aziende del mondo, delle istituzioni finanziarie e attraversano le comunità scientifiche ed accademiche.

A causa di questo, il movimento sta vincendo la battaglia dall'interno. I suoi argomenti e le sue idee centrali sono chiaramente giuste, essendo appoggiati dai migliori corpi scientifici del mondo e da ogni organizzazione significativa che li abbia esaminati.

Lungi dall'essere ai margini della società, il movimento ha il sostegno, con vari gradi, di praticamente tutti i governi e molti dei leader politici più potenti del mondo, compresi i capi di stati di USA, Cina ed altre grandi economie. Annovera amministratori delegati di molte multinazionali e di molte delle persone più ricche del mondo come sostenitori attivi -  che fra loro dirigono centinaia di miliardi di dollari di capitale ogni anno verso l'azione climatica pratica. E naturalmente, questo giunge a coronamento di una delle campagne dal basso più globali, meglio finanziate e generalizzate che abbiamo mai visto.

Questa è la realtà del movimento per il clima, è massiccio, globale, potente e dalla giusta parte della storia. Allora perché, chiedono in molti, finora non è riuscito nel suo obbiettivo di ridurre le emissioni di CO2? Molto è stato scritto su questo argomento ma la gran parte è sbagliato. Semplicemente è un lavoro enorme quello di attivare dal suo vertice il sistema energetico che sta alla base dell'economia globale. Quindi ci è voluto un po'. Se consideriamo quanto hanno impiegato altri grandi movimenti sociali per avere un impatto – come ad esempio l'uguaglianza per le donne o la fine della schiavitù e il movimento per i diritti civili – allora ciò che sorprende non è che il movimento per il clima non abbia ancora avuto successo. Ciò che sorprende è quanto sia andato lontano e quanto profondamente si sia integrato in un tempo così breve. Ed ora è il momento in cui il suo più grande successo potrebbe essere vicino alla realizzazione – e appena in tempo.

Ci troviamo nel momento più importante nella storia di questo movimento – nel mezzo di due punti di non ritorno simultanei che creano l'opportunità, se rispondiamo correttamente, di vincere – eliminando le emissioni di CO2 nette dall'economia e assicurando un clima stabile, anche se cambiato. Sono giunto a questa conclusione dopo aver riflettuto in un anno in cui una valanga di nuova conoscenza e di nuovi indicatori che hanno reso entrambi i punti di non ritorno chiari. Il primo, e forse meglio compreso, è la rapida accelerazione degli impatti climatici, che rafforza la visione che molti hanno sul fatto che il consenso scientifico sul clima ha malamente sottostimato la tempistica e la scala degli impatti climatici. La fusione del ghiaccio marino artico, decenni prima del previsto, è stato il manifesto di questo, ma gli eventi atmosferici estremi e le temperature record in tutto il mondo, in particolare negli USA, hanno suggerito che questa fusione artica è un sintomo di un cambiamento di sistema che accelera.

E' diventato anche chiaro che questo è stato solo un  atto di “riscaldamento” - che attualmente stiamo andando verso un aumento di temperature globale di 4°C o più, il doppio dell'obbiettivo convenuto. In risposta, è arrivata una serie terribili avvertimenti da corpi conservatori come la International Energy Agency (IEA), la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Forse in modo più colorito, il capo del FMI ed ex ministra conservatrice francese Christine Lagarde ha detto che senza un'azione forte “le future generazioni saranno arrostite, fritte e grigliate”. La Banca Mondiale è stata allo stesso modo misurata ugualmente circa le conseguenze economiche dell'attuale percorso: “non c'è alcuna certezza che l'adattamento a un mondo più caldo di 4°C sia possibile”.

Questi ed altri rapporti hanno esposto le prove che la sola opzione era una trasformazione economica perché le alternative erano semplicemente ingestibili. L'azione non era più la conseguenza preferita ma quella essenziale. Come ha detto la Banca Mondiale “semplicemente non dobbiamo permettere che il riscaldamento previsto di 4°C accada”. Anche la IEA, storicamente una specie di avvocato in capo dell'industria dei combustibili fossili, è venuta a bordo, indicando che un clima ed un'economia stabili richiede che la maggior parte delle riserve di combustibili fossili non vengano mai bruciate. E' una svolta straordinaria quando le istituzioni economiche chiave ipotizzano il caso di smantellare quello che probabilmente il settore più potente del mondo.

Di particolare rilievo in tutto questo, osservando entrambi i messaggi e messaggeri, è che quello che era prevalentemente una questione ecologica ora è principalmente economica. Questo è un cambiamento profondamente importante, in quanto il rischio economico è qualcosa che le elite sociali prendono molto sul serio. Ciò libera un altro grande punto di non ritorno potenziale del quale si sono visti i segni, ma non è ancora pienamente in volo. Quando le aziende che non si occupano di combustibili fossili capiscono che il grande rischio economico posto dalla mancanza di azione sul clima, diventeranno dei forti e veraci sostenitori che chiedono l'azione sul clima – nel loro stesso interesse. Questa è una cosa da seguire attentamente in quanto farà vedere un grande cambiamento nelle politiche quando arriverà.

Il secondo punto di non ritorno nel 2012 è stata la prova chiara che un cambiamento economico distruttivo è già in corso nel mercato globale dell'energia. Ci sono due indicatori di questo, il primo è la ben nota accelerazione nella dimensione del mercato delle energie rinnovabili con riduzioni di prezzo drammatiche e l'arrivo di solare ed eolico competitivi nei costi. E' difficile sopravvalutare il significato di questo in quanto questo cambia completamente il gioco, come diversi rapporti recenti hanno mostrato. Il solare su tetto, per esempio, è cresciuto così rapidamente che ora sta erodendo i profitti delle grandi utility portandosi via i loro introiti con grandi margini – il picco dei prezzi – e riducendo la domanda. Questo vuol dire già vedere grande distruzione economica di aziende e infrastrutture economiche nazionali come mostra questo rapporto della UBS sugli sviluppi in Europa, con grandi chiusure di impianti a carbone che ora sono inevitabili. Di eguale importanza, e parzialmente innescato da questi spostamenti del mercato, è il risveglio del gigante dormiente del rischio del carbonio, con discussione aperta nei circoli dominanti sui rischi in aumento nella esposizione finanziaria ai combustibili fossili. Questo è stato in arrivo per diversi anni a causa del rischio finanziario insito nella bolla del carbonio. Come io e Phil Preston abbiamo detto in un saggio nel 2010 ed ulteriormente elaborato in “La Grande Distruzione”, la contraddizione fra quello che dice la scienza dice sia essenziale e gli assunti di crescita dell'industria dei combustibili fossili è così grande che rappresenta un rischio sistemico finanziario globale. Ciò è stato ben articolato e esplorato più in profondità da gruppi come Carbon Tracker, che hanno portato l'argomento al settore finanziario dominante.

Nel 2012 questo è arrivato a casa, con attori economici e finanziari significativi come la IEA, HSBC e S&P che parlano del concetto di carbonio non bruciabile e dei rischi finanziari di investire in combustibili fossili e nel fare prestiti a progetti per carbone, petrolio e gas. La HSBC prevede una perdita di valore di mercato del 40-60% per le major del petrolio e del gas se il mondo agisse per mantenerci sotto i +2°C. La IEA prevede che la perdita dei dividendi in quello scenario per l'industria globale del carbone sarebbe di 1 trilione di dollari ogni anno dal 2035. Insieme, questi due punti di non ritorno presentano l'opportunità per il grande movimento per il clima di avere successo, se gli attivisti, la politica e le comunità capissero e rispondessero in modo appropriato ad essi. Ma prima devono essere visti per quello che sono – indicazioni del fatto che siamo in bilico su una trasformazione economica veramente storica – la fine dei combustibili fossili e la costruzione di un nuovo enorme settore industriale.

Per riassumere:


  • La scienza mostra che non solo non stiamo rallentando il cambiamento climatico, ma che di fatto stiamo accelerando verso il burrone.
  • In risposta, le organizzazioni dominanti concentrate sull'economia globale stanno diventando sempre più disperate nei loro appelli all'azione, spaventate dalle conseguenze economiche se non agiremo. Esse sostengono che il solo modo in cui il mondo può evitare il rischio di crollo è quello di trasformare urgentemente e drammaticamente l'economia.
  • La nostra capacità di farlo ora è reale e pratica, con le tecnologie necessarie già sviluppate su scala molto larga e a costi competitivi. La dimensione dall'opportunità di affari che offrono ora toglie davvero il fiato.
  • In risposta, i mercati finanziari si stanno svegliando alla logica della trasformazione – se il futuro è basato sulle rinnovabili e queste hanno prezzi competitivi senza sussidi, o lo saranno presto, la trasformazione potrebbe spazzare l'economia in modo relativamente improvviso, anche senza ulteriore leadership da parte del governo.
  • Questo quindi mette in atto un enorme e sistemico rischio finanziario – in particolare investimenti in, o esposizione debitoria verso, all'industria dei combustibili fossili multi trilionaria (in dollari).
  • Il rischio viene costantemente aumentato dalle campagne degli attivisti contro i progetti di combustibili fossili (che peggiorano i rischi di ogni progetto) e che sostengono il de-investimento dai combustibili fossili (mettendo in gioco anche la reputazione degli investitori). 
  • In risposta gli investitori e i leader ridurranno la loro esposizione ai combustibili fossili e copriranno il proprio rischio passando i loro soldi alle rinnovabili dalla crescita alta. 
  • Questo rinforzerà e manifesterà la stessa tendenza che cercano di coprire. 
  • Così il gioco è partito.


E' così? Ora possiamo sederci comodi ed aspettare che il mercato gestisca questa cosa? In gran parte no. E' probabilmente vero che il mercato potrebbe risolvere la questione da solo se avessimo 60 anni perché esso lo faccia. Ma non li abbiamo. La scienza è chiara sul fatto che abbiamo meno di 20 anni, ed è qui che emerge l'opportunità per il movimento per il clima e perché la scelta del focus e della strategia ora è così importante. Il compito a portata di mano è chiaro per i politici, per l'impresa e per gli investitori, così come per la comunità degli attivisti. E' l'accelerazione dell'impulso esistente – rallentare i combustibili fossili ed accelerare l'energia pulita. Per ridurre il processo di 60 anni a 20.

Ora è realistico immaginare di rimuovere le industrie di carbone, petrolio e gas dall'economia in meno di 20 anni. Fare questo è necessario se vogliamo avere una probabilità del 80% o maggiore di di evitare che il clima si scaldi di oltre 2°C, un punto passato il quale il sistema potrebbe uscire fuori controllo. Quello che stiamo sentendo ora dalle maggiori istituzioni economiche internazionali è che questa è una scelta binaria. O questo accade o siamo diretti verso il crollo economico e sociale. Come sostiene la Banca Mondiale, la seconda ipotesi “non deve essere permesso che accada”. Il tempismo è il cambiamento chiave di cui il mondo ha bisogno di fare nel suo modo di pensare e non ha più a che fare con il futuro, ma col presente. Non abbiamo 20 anni per decidere di agire, abbiamo 20 anni per completare l'opera. Se seguiamo la scienza, allora in 20 anni dovremmo aver rimosso le industrie di carbone, petrolio e gas dall'economia e averle sostituite. E' semplice, è urgente e forse ancora più importante, ora si può fare.

La storia ci dà molti esempi di cambiamenti economici drammatici, come l'arrivo del chip del computer e con esso di Internet, la comparsa delle tecnologie di comunicazione ed altri facilitatori della globalizzazione. Abbiamo anche molti esempi di momenti imbarazzanti – punti in cui ci siamo resi conto dopo il fatto che qualcosa era veramente un'idea pessima. Come il tabacco, l'amianto, il piombo nel combustibile e nelle pitture, i CFC che distruggevano l'ozono e vari altri prodotti chimici. Collettivamente, questo ci dicono qualcosa di molto importante. Mentre ogni caso è diverso, noi siamo capaci di cambiamenti economici trasformativi e mentre spesso è distruttivo e sempre incontra feroce resistenza, regolarmente lo facciamo. Questa volta la scala è molto più grande, ma si applica lo stesso processo.

Dobbiamo continuare a ricordare a noi stessi che questo tipo di transizione economica va bene. Che è come funzionano i mercati e mentre sarà impegnativo e richiederà sforzi enormi, funzionerà. Sì, grandi quantità di ricchezza saranno perse e guadagnate nel processo, industrie, paesi e città affronteranno massicce sfide di ristrutturazione economica e pratica e molta gente soffrirà nel processo. Ma è così che avvengono i passaggi di mercato. L'economista austriaco Joseph Schumpeter ha coniato la definizione “distruzione creativa” per descrivere questo processo e per spiegare perché è la forza alla base del capitalismo, chiamandolo: “Un processo di mutazione industriale che incessantemente rivoluziona la struttura economica dall'interno, distruggendo incessantemente quella vecchia, creandone incessantemente una nuova”.

Ma mentre possiamo stare tranquilli che questo processo produrrà la conseguenza necessaria, non sarà facile o piacevole per molti partecipanti. Sarà piuttosto incasinato, molto controverso e vedrà enormi quantità di valore e di impiego distrutti e creati mentre l'economia si ristruttura intorno alla necessaria realtà di un'economia post combustibili fossili. Io non sono né rilassato né ingenuo circa la scala della sfida. Semplicemente accetto  che ora è inevitabile. So anche che possiamo farlo e che non abbiamo semplicemente scelta. Naturalmente, i perdenti combatteranno fino alla fine, usando ogni argomento, manovra e ritardo che possano pensare. Non dovremmo aspettarci nient'altro da loro e, realisticamente, gran parte di noi farebbero allo stesso modo in circostanze del genere. Ma perderanno comunque.

Io non penso, tuttavia, che dovremmo demonizzare l'industria dei combustibili fossili o le persone coinvolte in essa. Il lavoro di rimuovere questa industria deve essere fatto – il futuro della civiltà di pende letteralmente da questo – ma possiamo farlo fermamente e chiaramente senza renderlo personale. Come ho detto recentemente in discorsi su questo argomento – con qualche messaggio umoristico ma serio - “dobbiamo rimuovere l'industria del carbone, del petrolio e del gas dall'economia con amore e compassione”. Questo è il duro amore del genitore responsabile – ai bambini non piace ma è comunque la cosa giusta da fare. Così, con qualche sorpresa, è qui che ci troviamo. Ancora non accadrà senza uno sforzo focalizzato e determinato, ma per la prima volta, nei decenni di lunga lotta sul cambiamento climatico, possiamo intravvedere la vittoria. La scienza è chiara, la tecnologia è pronta, parti significative della elite sono dalla parte giusta e l'impulso finanziario è con noi.

E questa volta l'economia gioca dalla stessa parte dell'ambiente. Appena in tempo.